Sans
passion il n'y a pas d'art 
             
            Eidola 
            Sonora
             A
cura di Emilio Piccolo 
            
             
              
              
            Viola
Amarelli 
            Notizie
dalla pizia 
            (voce: Rita Bonomo) 
             
             
             
            
              
            
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                  A Delfi
- Prologo
                  La
veggente
                  La 
pragmatica
                  La 
ribelle 
                  La 
precaria 
                  La 
sciamana 
                  Epilogo
                    
                   
                  A Delfi - Prologo
                  Ascolta
                  
                  
                  
                   
                  
                  l’acrocòro 
(l’altopiano, semplicemente) 
e le rocce a picco, le Splendenti 
(le chiamavano così) 
al tramonto fiamme e fuoco 
sulla pianura, digradava a mare 
il vortice di balzi e precipizi, 
l’acqua sgorgava dalla crepa fenditura 
vapori opale, faglia di madore. 
Se alzavi gli occhi arrivavano falchi 
mai aquile, più a nord 
nei sogni a sud. Se alzavi gli occhi. 
Respirava la terra l’acqua e il fuoco 
gran madre, soffio e sentore, 
(in fin dei conti la grotta, sin dall’inizio, Gea) 
serpe suo figlio senza resurrezione ucciso 
(Pitone, un nome già sfigato) 
ignoto saettante il luminoso 
(i vincitori si fanno un nome dopo, 
specie se stupratori indoeuropei). 
Rimanemmo, ornate d’alloro, 
una misura d’orzo 
sbavando folli capelli ritti sotterra. 
Gli stolti cercavano parole, 
alla matrice ribolliva 
limpido sangue all’infinito 
(questo dannatamente vero ancora). 
                   
                   La veggente 
                  Ascolta 
                   
                  So, i
granelli di sabbia 
la misura dei mari, 
le direzioni d’aquile e di venti. 
So dove l’ali di farfalle ogni momento. 
So, l’urlo e il muto, 
quello che è stato come ciò mai nato. 
So, fatica di termiti 
lucertole al salice inseguite. 
So, che sapere non serve 
so l’infelice. 
                   
                  La pragmatica 
                  Ascolta
                   
Vedova, due figli mercanti per mare 
ch’altro potevo fare? 
Mi sistemai con l’offerta del tempio, 
in fin dei conti una volta al mese 
la messinscena era ben pagata, 
certo noioso il digiuno rituale 
ma presto ascosi al cavo del tripode 
vino con spezie, olive e fichi secchi. 
E nell’inarco di reni insuperbivo 
con laschi esametri ad uso degli allocchi 
nell’ermeneutica dei preti sopraffini. 
Solo una volta mi cadde dalle nari 
il tampone che usavo a protezione 
e allora intorno tutto divenne chiaro: 
fu come col vasaio tanti anni prima 
fare l’amore come si conviene, 
con l’universo, vampa illimpidita. 
                   
                  La ribelle 
                  Ascolta 
                   
                  Non mi
domaron 
le provaron tutte 
le buone e le cattive, minacce con blandizie. 
Non era colpa mia, con le loro risposte 
peggiori di domande tra calcoli e papiri, 
politiche d’accatto. 
Avevo l’urlo, frantumato, urlavo 
e quelli, preti e fedeli, 
tutti, 
atterrivano d’Apollo, lo spietato. 
Mai l’ho rivelato, al crinale follia 
non c’era alcun Apollo, 
io sola il dio. 
                   
                  La precaria 
                  Ascolta 
                   
                  Sistemare
il lago d’Albano, 
per i Romani. 
Costruire navi da guerra 
per Temistocle contro i Persiani. 
Fondare nuove colonie, 
per gli Eubei, i Focesi e gli Ioni. 
Allestire il controllo di gestione 
per Licurgo e gli Spartani. 
Affinare financo il logo 
fra Pitagora, Socrate e Plutarco. 
Pareva un’ottima occasione 
–“cercasi interprete d’eccezione” – 
ruolo creativo, pensai, da prim’attrice, 
per ritrovarmi alla segreteria 
d’una joint-venture d’ingegneria. 
                   
                  La sciamana 
                  Ascolta 
                   
                  Sulla
via, porpora e marmi, malachite 
il bronzo, ad abbagliarli. 
Salgono, cauti chiedono consigli 
patteggiando notizie, ori, potere 
nei bisbigli del tempio. 
Salgono, gonfi di dubbi e di progetti 
tutti. 
Non li ascolto, scendo 
verme nel ventre di terra, freccia 
di vento sollevo alle montagne. 
Guardo, fuori di pelle 
fuori dal corpo del giorno 
fibra di tendini, calcina di pensieri 
l’energia 
guarire all’eguaglianza il caos e il cosmo, 
ghiaccio di fiamma. 
Al ritorno accecati si accontentano, 
schegge sillabe l’indicibile. 
                   
                  Epilogo 
                  Ascolta 
                   
                  Sciamano
le sciamane, avranno 
un senso gli acrostici crostacei, 
il tempo scioglie con la cheratina 
le chele al titanio 
non i sogni, resistenti alle maree 
ci riformiamo. 
                  
                   
                  
                   
                   
                   
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