VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art

Eidola
Sonora
A cura di Emilio Piccolo


Roberto Bertoldo
Il calvario delle gru

   
Lettere alla cicala, V
Lettere al giaciglio, IV
Sera a Sarajevo
Al funerale
Le labbra



Lettere alla cicala, V

Ora la mia barba scandinava attrae di scarlatto le tordelle
come quel fuoco d’inverno gli uomini infreddoliti
per la tua unghiata d’amore.
Ho dimora anche per te tra le mie foglie e i corimbi
o sorella dei monti, per te che appoggi il tuo flauto
come una sirena, per le onde che sorreggono il tuo canto
di spine, per te regina in croce ho lo spazio di un nodo
che s’aggroviglia sul collo degli uccelli.
Non ti lascio sola con gli strappi della tua pelle
con i marosi
e le folaghe arbitrarie nella mia fortezza.
Per te impegno il mio legno e t’inchiodo.

Ascolta

Lettere al giaciglio, IV

La marsina, scoscesa, rinnovava l’opàle
arlecchino come i suoi racconti nel buco
della pioggia. Sempre quella coda di vipera
dalle parole incrociate, sempre la stessa dizione
della notte, come potesse quell’ora
uccidere il senso, il nostro senso
senza direzione. Ad arcuare il tempo
ci abbiamo messo tutto il calore
sull’incudine, sotto il martello.
Ora il tempo ci gira intorno
e noi balliamo, balliamo,
anche cadaveri. Perché siamo la danza,
il vortice che tutto trascina con sé,
siamo l’incertezza che brucia gli asfodeli.

Ascolta

Sera a Sarajevo

E a volte le sere hanno questo spettro di silenzi,
a festone di beccafichi, sulle canape, a nastro.
E qualche farfalla, rara, e le rondini, a macchie,
sui fili. Ad ascoltare tenui effetti,
come un funerale che ascolta i morti,
a grappolo, il loro canto ebbro tra le cicale
e i caprimulgi. A volte le sere stanano
ingiurie, non altro che ingiurie, di morti,
la gruma del vino, l’ultima melodia. Di questo
è il vento che tace.

Ascolta

Al funerale

L'aria spezzata fioriva a spine
sul tuo pallore, graffi di rosa
erano cicale sulle dune
spalmate dai refoli.
Così ti macchia il dolore
che mura l’anima
e accartoccia il tempo.
Così io ti vedo dopo tanto,
stupita della morte,
fragile. La notte, penso,
la brucia. E poi ricordo
che hai corazza di fango
e amore che nasce
dalla terra, dai lombrichi.

Ascolta

Le labbra

Nelle vostre facce getto la pausa di un sorriso
e cornici di rughe vi spaccano l’ombra sotto gli occhi.
Avete pelle di rosolio, sofferenze di rododendri,
scontate la morte come uno stagno.
Io vi porto frattaglie d’amore secche come parole,
rene grigie che il vento alza a fusilli.
E non ho sete che possa mungervi.
Io sono il seduttore di salice,
colui che spolpa le parole
e abbandona le bucce sui cornicioni della vita.
Non ridete delle mie pupille di fustagno,
vedono ancora i dolori, le desinenze dei sospiri,
i riverberi. Contro il vostro petto
batto un foglio testardo, ho in mano le labbra,
una voce che squadra la terra, qualche bemolle,
un calle, la lebbra. Oggi vi sono radice.

Ascolta


Roberto Bertoldo, Il calvario delle gru
La Vita Felice, Milano 2000
Voce recitante: Ilvo Abate; Realizzazione tecnica: Ugo Fiorina; Ideazione: Sandro Montalto


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