Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

L'agitarsi del contenuto (della poesia di Antonio Porta)
di Ettore Bonessio di Terzet
 

 

Agitarsi linguisticamente senza svelare la scomposizione interna, correre
il discorso della ricomposizione, invaderlo nella mediazione primale dell'ossimoro
che lascia residuo di citazionismo formale, sottile e sofisticato, utilizzato
nell'intendere l'odos che è “domanda di luce”. Mascherarsi nell'attenta disattenzione
dell'uso parolistico per costituire un palinsesto omerico traverso alteriore mediazione
articolata da aiku, lirici greci, tardo egiziaco Ungaretti e D'Annunzio non lasciati soli
dal poeta che viene organizzando una poetica della personalità, senza cessioni e
cedimento a contraddizioni categoriali.
(Poesia del senso contenuto. Se no, altro sarebbe).
 

 l'angelo parlò
 ed Ettore ripreso lo scudo si sdraiò nel campo dei mirti
dalla cattedrale i filtri del vetro stavano nell'aspetto che sei.
Prendimi tutto il tempo mio
lo spazio mio disse la Voce dal coro trasparente sino all'altra parte
velata della luce dello spigolo nugolo.
Prendimi prima che gli altri mi rapiscano mi lacerino disse la Voce raschiante
prima che mi lasci tutto agli altri
ai divoratori della carne quelli che leccano lo spirito, istrici.
Aspetto con testardaggine e agitazione come fui quando calpestavo i sassi leonardeschi
mi ponevo nelle pose più provate mai dimenticata la singolare.
Dalla cattedrale il cuore antico dice
il suo amore all'angolo che con lo spigolo
non risolve il problema del numero. Solamente quella immobile pulsazione verdefissa che
scopriamo blu bizantino appropriato transita la tempesta tra gli asfodeli nello smarrimento
del vento sopito raccolti i brandelli o Voce nella mano strombata quello che ti dobbiamo
tempo ch'eterno si ricompone.

Il “diario” delle “invasioni” s'aggira, gira e s'impernia su una dichiarazione ditale
poetica, quasi gettata, nascosta “senza data” come sempre è la poesia, invenzione
di tempo. Palinsesto a specchi che elude l'esplicitazione totale per il giuoco della
temporalità dato che le cose si danno al poeta che registra operando e scorge
(fa scorgere) l'insorgere del timore, di una paura del dire, dell'entrare definitivamente
nello spazio della luce, di bucare la coda balenifera, di circumconoscere le isole
del mare - male come certa poesia senza idea, divertimenti senza il giuoco - di tentare
gli arcipelaghi della Bibbia, di Melville, di patronimici della cultura occidentale.
Il poeta tenta una difesa per non rimanere “senza lingua” nella pagina successiva,
per poter continuare l'oralità scritta ancora una volta: la biologicità dell'io dove i sintagmi
dell'ontico e del teologico sono frenati, s'infrangono nella sospensione estraniante della
situazione in atto che già trasporta il materiale in altro margine: nella religiosità.
Cammino: viaggiare antico della poesia tra simbolo e metafora comunque sottesi a
trascurare l'organizzazione formale, nuova mascheratura dell'io che appare e scompare
“pieno di gioia” e “vuoto di spiegazioni”, poli consapevoli della contraddizione mantenuta
che ricaccia dentro il problema del tempo nostro: il dopo Nietzsche (non il post-moderno).
Il poeta allaga i campi degli astri, gli dei, della natura e il “volo” scoppia dopo
cinquecentoquarantasette brevi metri, affascina e impaura, assicura del misterico
fare non più dissolte in schegge e frammentazioni, ma risolto in frammenti organici
dove il dire vuole essere detto, dato.
Sino all'opera dove sentimento, senso, tragicità del tempo sono in quell'equilibrio
attimale che trasforma i segnali in segni per cui il mondo rinasce e apre la “bocca congelata”
a “tracce luminose in pochi minuti di luce”.


Indice recensioni e note critiche
Indice generale

La realizzazione informatica della rivista è curata da Dedalus srl
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


Per informazioni, si prega contattare:
Emilio Piccolo e/o Antonio Spagnuolo