Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Serge Latouche, La sfida di Minerva 
di Antonio Spagnuolo



Serge Latouche, La sfida di Minerva, Bollati Boringhieri,2000-
pagg.184, L. 26.000

Che fare? L’intelligenza sequenziale che sino ad oggi ha caratterizzato la nostra cultura occidentale
sembra cedere inavvertitamente il passo alle intelligenze artificiali, segno indiscutibile di evoluzioni epocali,
che contraddistinguono attualmente la caduta della diversificazione intellettuale.
La mente finisce con apparire diversamente conformata nei suoi elementi basilari di conoscenza , perdendo
quelle che sono le esponenzialità dell’informazione e della memoria, nel mentre  l’identità  diventa un luogo
privilegiato per il puzzle del pensiero di una categoria sempre sfuggente del genere umano .
Con un meraviglioso calcolo logico, dal cuore stesso della propria immaginazione , il mondo può divenire
un termine di rimando o di rimpianto, un possesso geloso, ottenuto attraverso la sfida del razionale contro il vuoto
degli obiettivi raggiunti dalla ragione economica o dalle intelligenze simultanee, appannaggio esclusivo
dell’universo giovanile, che fatica sempre di più a seguire il carattere sequenziale delle intelligenze stesse.
“Ma è veramente ragionevole il comportamento razionale dell’uomo moderno che, - scrive l’autore
nella introduzione–, manipolando la natura, va alla ricerca del massimo profitto per la maggiore felicità di tutti
e di ciascuno? E un sistema così basato sulla sfrenata competizione economica e tecnica, sotto il segno
della ragione occidentale, corrisponde realmente a un modello di saggezza.”
Partendo da una intelligente ricognizione della esperienza africana, quale terra di elezione del fallimento
dello sviluppo, ove appare onnipresente  l’irrazionalità economica, ed è ancora presente la interferenza
della stregoneria nel lavoro quotidiano, Latouche richiama alcune frasi di un articolo di Franco Cassano:
“L’Europa non riuscirà ad essere un soggetto culturale creativo fino a quando non sarà in grado di opporre
la sua capacità di mediazione al fondamentalismo del Nord-Ovest, ai miti della tecnica ad ogni costo
e della competizione libera e selvaggia, a una insularità  oceanica….E’ l’umanità intera ad aver bisogno
di elaborare tale mediazione”.
Il volume insegna, con profonda partecipazione ed intelligente proposta, che il vocabolo “progresso” designa
all’origine la marcia in avanti e la parola “sviluppo” la crescita dei vegetali e degli animali, così come molti termini
del vocabolario economico…Ai non occidentali tali proposte potranno apparire allucinatorie, ma le stesse metafore,
in mancanza dell’immaginario sociale, sarebbero le medesime difficoltà che si incontrano nel pervenire
a conoscenze astratte.


Indice recensioni e note critiche
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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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