Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Tutto Zanzotto in Meridiano
di Alberto Cappi
 

 

Se i “Meridiani” di Mondadori iniziarono trent’anni fa con Ungaretti che è
il più grande poeta del primo novecento, oggi ospitano Zanzotto che
Gianfranco contini ha definito il migliore dei poeti italiani nato in questo
secolo. Giusto allora che Le poesie e le prose scelte attraversino il
millennio con le 1802 pagine che innalzano l’autore tra verso, narrazione
e saggio. Curato da Stefano Del Bianco e da Gian Maria Villalta, il volume ci
incontra dall’introduzione di Fernando Bandini che vuole l’amico Andrea
testimone del dramma poetico e ci avvicina all’interpretazione con Stefano
Agosti che vede lo scrittore come ragno che crea e s’avviluppa nella tela.
Il “Meridiano”, che ripercorre il cammino dal 1951 ad oggi, disegna un messaggio
sofferto e potente. Da Dietro il paesaggio a Pasque, da Idioma a Meteo
agli inediti, il viaggio lirico e visionario si compie in stile alto tra le forze di
ironia e dramma. Il dramma è dell’uomo il cui io è esploso in schegge di
linguaggio che si fanno musica della parola entro il Canone. L’ironia è del poeta,
che scende nel magma biologico, nella palude inconscia, nell’archetipo humus
albale, ove le voci si stanno ancora originando e serve ogni arte d’ascolto per
coglierle e loro dar luce. Non c’è centro nella sostanza zanzottiana: una
pulsionalità vagante si cifra nell’inconsolabile verbo. Non c’è realtà gratificante
e per questo la scrittura parla in più lingue e dialetti ed esibisce le cicatrici.
Nell’universo di Zanzotto tutto è testo parlante e il poeta stesso è parlato al
punto che la pagina diventa specchio di un’anima giocata tra lacerazioni e
forte orchestrazione, immersa in un mare di brusii, mormorii, borbottii, improvvise
intuizioni, visitazioni d’immagini e pensieri, terraformata coscienza, inabissamneti,
graffi del tessuto linguistico e suo estremo, inesauribile, impacifico, strappato canto.

Andrea Zanzotto, “Le poesie e le prose scelte”, Mondadori, pp.1.802, Lire 85.000


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Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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