Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche

Cesare Viviani, Silenzio dell'universo
di Raffaele Piazza



Cesare Viviani, Silenzio dell'universo, Einaudi, Torino, 2000
pagg. 67, lire 15000

 La forma del poema è quella di questa opera che si propone come originale in se stessa e nell'ambito della produzione di Cesare Viviani: ci sono, nella poesia degli anni novanta, prove significative di testi che approdano felicemente ad una compatta unitarietà poematica: basti pensare alla Giovanna d'Arco di Maria Luisa Spaziani, all'Angèl di Franco Loi, o anche all'originale testo di Ottiero Ottieri intitolato L'infermiera di Pisa: pare che una vena di misticismo più o meno marcata accomuna il presente testo con quello della Spaziani e con quello di Loi.
 Si diceva di un'evoluzione in Viviani che, a partire da Ostrabismo cara del 1973, dove era forte uno scarto poetico e il tessuto dei sintagmi si sviluppava al di fuori della normalità e cercava consapevolmente una liberazione dalla norma stessa, attraverso il percorso segnato da testi importanti come Merisi, Preghiera nel nome, L'amore delle parti, fino all'Opera lasciata sola, dove il linguaggio diviene più piano e fruibile, anche se era in quest'opera la presenza di vorticosi climax lirici nei quali la tensione della parola si trasfigura in momenti alti, essendo già presenti un elevato grado di spiritualità e misticismo, trova qui un fertile nuovo terreno
 Si può dire che in questo Silenzio dell'universo, Viviani compie un altro passo verso la chiarezza del dettato, correlata ad un forte nitore, una semplicità che sottende però una chiara intenzione e coscienza letteraria. Il dettato è misurato ed espressione della tensione dell'io lirico verso il Creatore, la natura, l'amore, la provvisorietà, la morte e la vita: la religiosità fortissima in una tensione che sembra essere sottesa ad un'afflato che pare mettere le sue radici nel pensiero cristiano medievale (vedi il rapporto amante-amato, creatura e Creatore). Proprio il termine Creatore è ripetuto, nelle varie strofe che costituiscono il poema, con una iteratività, una frequenza e ridondanza, ed è stimolo per una ricerca che va verso la bellezza nell'ossessione. Amore disinteressato per Dio o amore interessato: questo sembra essere un altro degli interrogativi che la creatura affronta, distanze da colmare, quando si ripetono parole come amore e Creatore come dei mantra che potrebbero farci intuire "prestiti" dall'induismo. Interessante anche l'uso della rima quasi a scandire percorsi oltre il tempo a sugellare il battito, il ritmo di quest'opera::"- Il cuore sia il Creatore-/ non si perda in bontà e in amore./ Il battito la forma, la materia, non siano altro che sé non siano/ funzione e descrizione;/ siamo solo quel che da sempre sono;/ la propria creazione.../; un'ontologia qui si carica di senso mistico, nella ricerca della nostra identità in quella numinosa del mondo o di altro. Cesare Viviani sembra essere giunto al punto di una parabola poetica che vede il compenetrarsi  di valori assoluti con la massima padronanza ed esprime con questo poema la caratteristica dominante della condizione umana sottesa ad un credere in una forza superiore: creatura o persona, l'io lirico si trasfigura con il rivolgersi ad un tu al quale chiede salvezza: si nota uno smarrimento in questo rapporto con qualcosa che ci sovrasta e che in diversi modi viene invocato: la parola si fa preghiera:-"Dominio della parola/ che non si ferma, non si astiene e torna/... (in principio era la Parola viene spontaneamente in mente): la ricerca di Viviani qui non si contamina mai di aspetti quotidiani della vita: oggetti, "personaggi", paesaggi, natura o altro: in questo poema c'è luce, universo, Dio, afflato, non c'è storia o amore tra persone... In questo si differenzia notevolmente dalla suddetta Giovanna d'Arco della Spaziani. Qui si gioca solo sul piano della tensione tra le parti più profonde di un certo modo d'intendere la vita, per cui quest'opera è un unicum nel panorama contemporaneo della poesia italiana.


Indice recensioni e note critiche
La realizzazione informatica della rivista è curata da Dedalus srl
Immagine: Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


Per informazioni, si prega contattare:
Emilio Piccolo e/o Antonio Spagnuolo