Vico Acitillo 124
Poetry Wave

Recensioni e note critiche
 

Luigia Sorrentino, C’è un padre
di Antonio Spagnuolo

Luigia Sorrentino, C’è un padre
Ed. Manni, 2003, pagg.112, € 12,00 
 
Limpida la suggestione, quasi luce riflessa su di uno specchio d’acqua, come se la realtà stessa svelasse la sua intima mobilità, scavando nella frantumazione del reale e mettendo in discussione la percezione, la nominazione, la significazione.
E’ la capacità di far apparire e sparire il gioco delle parole, fuori dalle esitazioni, al di là delle sfumature, in una caleidoscopica eleganza del dire, interamente protesa alla ricerca de di una istanza psichica.
Si staglia il simbolo nello smarrirsi del corpo attraverso il suono/racconto/sospensione di ogni pagina, ed il ritorno anche fisico ai luoghi del passato rivela l’abbandono al flusso della vita che scorre.
La valenza, apparentemente silente, di stratificazioni verbali, per le quali il narrato si spezza nel non detto per essere immediatamente ripreso nel possibile a dirsi, è musicale fluire della espansione in un viaggio coinvolgente ed impervio.
Gli spazi, mai vuoti, si susseguono senza respiro, nel cogliere, per blocchi ritmici, accumuli che recuperano la vicenda verbale, in un equilibrio rigoroso e privilegiato.
 
“Mano che raccoglie la
fronte tra noi, assorto
sulla testa sta già indicando
l’altra, gioca con il mio
male io gli sono
cara
anzi carissima
non affatico il vuoto
soffiandogli dentro” (pag. 55)
 
Una forza conflittuale scandisce il rapporto del poeta con tutti gli elementi che lo circondano e lo affascinano, dal fuoco (Vesevo) all’aria, alla energia sprigionata dall’acqua, alla terra madre e non matrigna.
Non vi è pianto nella memoria, vi è una  astrazione/presenza degli affetti che insistono in metafore spesso interrogative:
 
“…uno sfondo mediterraneo
fino al vecchio mulino
scala per arrivare urgentemente 
a toccare l’azzurro con gli occhi
coltre di un tramonto
che mi spingevo dentro” (pag. 74)
La mobilità si proietta in misure stilistiche ricche di puntuali ed acute soluzioni, nella personalissima dimensione poetica, animata da caleidoscopiche alternanze di fughe e provocazioni, di armoniosi ritorni e voluttuose variazioni .

“Non desiderare l’abbraccio

ascolta il rumore del vento
soffia la tuo orecchio
e ti parla
pietra e ghisa sono la sua
casa sulla fronte ha
la quercia che lambirà
le fiamme
noi due seduti di fronte
rispettosi
come davanti
la porta dell’abisso” (pag. 87) 
 
Luigia Sorrentino sorprende nelle sue sculture astratte e magmatiche, fra immagini apparenti e in apparenti   delineate nella consapevolezza di un racconto che ha radici remote e sussulti attuali.

12 ottobre 2003 


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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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