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Poetry Wave
 

Recensioni e note critiche
Furio Jesi, Kierkegaard
di Antonio Spagnuolo


Furio Jesi, Kierkegaard, Ed.Bollati Boringhieri, 2001, pagg.228, Lire 38.000
 

“Pensare al senso della vita – ha scritto Wittgenstein – significa pregare. Il senso della vita possiamo chiamarlo Dio”

Le ansie generate dalla valanga innovativa e dalle scoperte scientifiche sempre più numerose : la modifica del cibo per l’ingegneria genetica, i metaboliti della combustione, le onde elettromagnetiche che minacciano la salute, la pecora Dolly, la fecondazione senza sperma, in un elenco lunghissimo di tecnofobie che perseguitano la conoscenza o le libere scelte di valori ormai non più registrabili o semplicemente catalogabili, farebbero discutere intorno alle ipotesi e alle domande  un filosofo quale il Kierkegaard?

“Credere è propriamente andare per quella via dove tutti gli indicatori stradali mostrano: indietro, indietro, indietro! Dunque la via è stretta. La via è buia; anzi, non è soltanto buia di un buio pesto, ma è come se la luce dei lampioni non facesse che confondere e aumentare l’oscurità…proprio perché gli indicatori stradali significano la direzione inversa.”

Senso di fascinazione e straniamento: come restare al mondo ed avventurarci nelle realtà caotiche, fuori del vuoto, quel vuoto del quale abbiamo terrore che si riaffaccia sotto le svariate tinte della religione e della devozione? 

Tentare di costruire un mondo, un regno autonomo di valori, staccarlo dalla identità materiale per innalzarlo ad una cultura non tangibile, contrapponendo alla realtà un concetto ideale potrebbe essere una peculiarità dell’arte consolatoria, rappresentata con i colori raggianti della bellezza e della religiosità dell’uomo. Così la sensazione tra le pagine che affascinano con la loro forza persuasiva in questa lettura.

A distanza di circa trent’anni dalla prima edizione del  lavoro di Jesi oggi Bollati Boringhieri lo ripropone riscontrando il “testo” sul dattiloscritto originale custodito dalla vedova Marta Rossi Jesi.

“Una conferma dell’opportunità di studiare Kierkegaard come possibile maestro di spiritualità proviene dall’ atteggiamento di Heidegger verso Kierkegaard, fatto esplicito in momenti diversi e distanziati…”(pag.9)

Il volume si apre con una ricca panoramica sulla vita del filosofo: dalla prima infanzia dominata dalla figura paterna,  uomo rattristato in tutta la sua vita dalla certezza di una maledizione divina caduta sul suo capo di peccatore , alla grave rottura dell’immagine esemplare di genitore, alla esperienza ed alla consapevolezza di essere al secolo un combattente valido ed eroico.

Figura indubbiamente inquietante la fidanzata,  Regina Olsen, con la quale il filosofo ebbe rapporti contrastanti e problematici, deludenti e irresolubili. 

L’ esperienza di “cadere in trappola” di essere in una “fossa” con scarsa speranza di uscirne viene descritta nel capitolo terzo , attraverso la lettura accorta di alcuni scritti, dai quali appare ben chiara l’autentica carica eversiva del pensiero di Kierkegaard.

Di notevole interesse i capitoli “estetica ed escatologia” ed “il cavaliere della fede” attraverso i quali l’autore riesce a rielaborare in maniera violentemente umana la figura del filosofo, stretto dalla morsa del dubbio e del destino . 

Si ripropone così uno strumento per impegnare il lettore in un itinerario spirituale unico e suggestivo, in uno stimolo capace di imprevisti, verso la scoperta non solo di un autore degno di essere riletto più volte, ma verso la edificante esemplificazione della preghiera come atto di filosofia universale.

Si offre in maniera fascinosa una chiave di lettura per uno scrittore tra i più importanti dello scorso secolo.

 
29 agosto 2001
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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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Otto Anders