Vico Acitillo 124
Poetry Wave
 

Recensioni e note critiche
AaVv: Locus solus / la babele capovolta
di Antonio Spagnuolo



AaVv: Locus solus / la babele capovolta
Edizioni Riccardi, maggio 2001, pagg. 72, L. 10.000 

Carlo Bugli, Pasquale della Ragione, Giorgio Moio e Marisa Papa Ruggiero firmano questo secondo volumetto della collana “viceverso”, che l’editore Riccardi presenta come “collana di scritture verbovisive” puntualizzando in quarta di copertina : “ Come riescono a interagire, a venir fuori da questo pantano, a convivere sotto la stessa egida quattro linguaggi diversi?  Intanto, proprio perché diversi, sono portatori di energie, di situazioni differenti, che incontrandosi si urtano e si scontrano o si fondono, o solo prolungando il campo di azione in cui sono insediati, provocano altre istanze, un vortico di nuove molecole creative che portano in superficie una serie di equazioni che non danno mai lo stesso risultato, quindi sempre vitali ed energiche…”
“anche questo ordo e metafora
si concuote nell’asintattico
e nell’ horror.
ma ordini binari
incutevano l’erg.
e trasbordavano metempsicoticamente
gli uni negli altri
dall’infera broda
all’ escata esca,
fu svastica pietra,
ed Euridice nuvola rossa, prima che…

ma magmava l’erg il magmatico erg.” (Carlo Bugli): ove la scissione che attraversa l’anima – la pagina – contrasta ogni  registro, in una particolare esemplificazione della rischiosità.
“cieca luna con punta in cima
ch attinge a pedinamento mentale
e successiva evaporazione d elasticità
un poco ridotta evanescenza senza dita

crocevia con brio il muto riflesso
di medusa appanna la nostalgia del muschio
e numeri che s invertono nel cantuccio
del fu una volta una quantità che sale

a spogliare la maiuscola nella china
dal sapore robusto a seguire una bussata
scialba nella cicatrice in avaria di chiusa
e fuori dal sentiero per le ragioni del coro

sparisce il dorso d una virgola lontana” (Pasquale della Ragione): ove il processo della circolarità del tempo diviene elegante gioco, quasi dinamico rispecchiamento dell’indicibile.
“sisi lo dico e: lo ridico
ma tu non credere se tidico
(o tis/crivo) di mille mani
ch’emergono da fango e/o
daogniversoperso
alluma màlula immonda
una voce di mille mani
(ch’emerge dallesterno de lo fango)
che a parlare sembrano frit(t)ure 
o fri(tt)ate di cipollate canagliate 

e/o sangue duna lengua insanguinata” (Giorgio Moio): la colpa, la vergogna, l’inadeguatezza della vita che trascorre fra le inattese svolte di un rachitismo esistenziale appaiono qui come una continua rivisitazione del dettato. Moio propone in queste sue pagine diverse reinterpretazioni di brevi passi di altri autori, quali Sanguineti, Zanzotto, Apollinaire, F.G.Lorca, Pignotti, Lunetta, Eluard, tentando passaggi molto luminosi.
“amalgama di fuoco e ferro
catàstrofa la vista, l’insonoro
di un tonfo nel profondo
(ingorgo di macerie) il già avvenuto
è futuro presente che ritorna

che vive la sua morte

incontra la caduta mentre nasce.
Torna torsolo secco, fossile
di storia in calchi resinosi,
appeso a ganci, ritratto
senza volto,
torna sudario di bitume

esito combusto” (Marisa Papa Ruggiero), strumento di contrasto, il linguaggio denso di richiami alla realtà sconvolgente del quotidiano, ove il futuro è già vissuto nell’incubo della nullificazione. 

 
19 luglio 2001
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Immagine:
Antonio Belém, Phorbéa, Napoli 1997


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