|
Vico
Acitillo 124
Poetry Wave
Francesco
Guccini
Cencio
|
Ci sarà
forse ancora, appesa in qualche angolo,
o a macchiare
di ricordi un muro dell'Associazione Bocciofila Modenese,
fra mucchi
di coppe e trofei, vinti in tornei ogni volta "del secolo",
(glorie
oscure di eroi dell' a punto, del volo, delle bocciate secche e
tese)
quella
foto sul pallaio, presa una sera di quasi estate,
con me
e Cencio vicini, fintamente assorti a guardare il punto
perché
l'umorismo popolare volle immortalare assieme me, il Gigante
e Cencio,
il Nano, viso già d'uomo serio, compreso, quasi compunto.
Non so
come sia capitato in mezzo a noi,
confuso
branco adolescente di un periodo oscuro,
di amori
e di domande che gonfiavano
la testa
e i fianchi a ondate sofferte ma cercate e poi
quei raspare
fra sottovesti in naylon
rubando
al buio quel po' di ruba bile, scoprire e esser scoperti,
coraggiosi
e incerti
e dopo
in branco raccontarsi e tutti a turno ad ascoltarsi ma lui non...
lui non
aveva un amore da dire, lui non aveva una storia,
solo crearsi
avventure di cosce e di seni che poi ci sparava a brutto
muso
e noi lì
ad ascoltarlo sorridendo, senza razzismo né boria,
ma senza
capire ciò che voleva essere anche lui, solo un normale
adolescente
ottuso.
Eppure
usava lo stesso barbaro gergo e gli stessi jeans consumati,
e amava
gli stessi film di bossoli e marines lungo i mari giapponesi,
parlava
di rock e fumetti e non perdeva i cartoni animati,
e come
noi guardava esplodere il mondo con gli stessi occhi
attenti,spauriti,sorpresi.
(Ma cosa
pensava lontano da noi, cosa sognava quand'era da solo?
Con le
stesse voglie, con gli stessi eroi, ma ali più piccole per lo
stesso
volo.
Forse sognava
anche troppo, e davvero, certo in quel branco si sentiva
perso.
Dove scappare
per sentirsi vero, dove fuggire per non esser diverso?
E sognò
il Circo, realtà capovolta, mondo di uguali perché tutti
strani,
la nostra
solita realtà stravolta, quello Eden senza giganti o nani.
"Cencio
è scappato via, ma l'han già beccato!" Dopo due giorni era
già
ritornato.
Ma il tempo
più ottuso di noi incalza per tutti, sia per i giganti che i
nani.
Chi immaginava
allora che ognuno sarebbe finito in un proprio circo
personale?
Vincenti
o perdenti non importa, ma quasi mai secondo i propri piani,
con la
faccia tinta, sul trapezio, fra i leoni, solo attenti a non farsi
troppo
male.
Qualcuno
m'ha detto che vivi in provincia, con una ballerina bulgara o
rumena;
chi sa
se poi hai trovato di dentro la tua vera altezza?
Addio amico
venuto dal passato per un momento appena,
addio giorni
andati in un soffio, amici mai più incontrati, ciao
giovinezza.
La
realizzazione informatica della rivista è curata da Dedalus
srl
Per
informazioni, si prega contattare:
Otto
Anders