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Vico
Acitillo 124
Poetry Wave
Francesco
Guccini
Black-out
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La luce
è andata ancora via,
ma la stufa
è accesa, e così sia
a casa
mia tu dormirai, ma quali sogni sognerai
con questa
luna che spaccherà
in due
le mie risate e le ombre tue
i miei
cavalli ed i miei fanti, il tuo
essere
sordo ed i tuoi canti
tutti i
ghiaccioli appesi ai fili,
tutti i
miei giochi e i tuoi monili
i campanili,
i pazzi, i santi e l'allegria.
E non andrà
il televisore;
cosa faremo
in queste ore?
rumore
attorno non si sente,
giochiamo
a immaginar la gente
corriamo
a fare gli incubi indiscreti,
curiosi
d'ozi e di segreti,
di quei
pensieri quotidiani
che a notte
il sonno fa lontani
o che nei
sogno sopra a un viso,
diventan
urlo od un sorriso
il paradiso,
inferno, mani, l'odio e amore.
Avessi
sette vite a mano,
in ogni
casa entrerei piano
e mi farei
fratello o amante,
marito,
figlio, re,
brigante
o mendicante o giocatore
poeta,
fabbro, papa, agricoltore.
Ma ho questa
vita e il mio destino
e ora cavalco
l'Appennino
e grido
al buio più profondo
la voglia
che ho di stare al mondo
in fondo
è proprio un gran bel gioco
a fare
l'amore tanto e non bere poco.
E questo
buio, che sollievo,
ci dona
un altro medio-evo
io levo
dall'oscurità tutta la nostra civiltà
velocità
di macchine a motore,
follia
di folla e di rumore
e metto
ritmi più lontani, di bestie,
legni e
suoni umani
odore d'olio
e di candele, fruscio
di canapi
e di vele
il miele,
il latte, i pani e il vino vero.
Ma chissà
poi se erano quelli
davvero
tempi tanto belli
o caroselli
che giriamo
per l'incertezza
che culliamo
in questa
giostra di figure e suoni,
di luci
e schermi da illusioni
di baracconi
in bene o in male,
di eterne
fughe dal reale
che basta
un po' d'oscurità per
darci la
serenità semplicità,
sapore
sale e ritornelli.
Non voglio
tante vite a mano,
mi basta
questa che viviamo
comuni
giorni intensi o pigri,
gli specchi
ambigui dei miei libri
le tigri
della fantasia,
tristezze
ed ottimismo ed ironia.
Ma quante
chiacchiere stavolta,
che confusione
a ruota sciolta
io so che
è un pezzo che parliamo,
ma è
tanto bello non dormiamo
beviamo
ancora un po' di vino,
che tanto
tra due sorsi è già mattino.
Su sveglia
e guardati d'attorno,
sta già
arrivando il nuovo giorno
lo storno
e il merlo son già in giro,
non vorrai
fare come il ghiro
non c'è
black-out e tutto è ormai finito,
e il vecchio
frigo è ripartito
con i suoi
toni rochi e tristi
scatarra
versi futuristi
lo so siam
svegli ormai da allora,
ma qualche
cosa manca ancora
finiamo
in gloria amore mio,
e dopo,
a giorno fatto, dormo anch'io.
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Otto
Anders