|
Vico
Acitillo 124
Poetry Wave
Francesco
Guccini
Parole
|
Parole,
son parole, e quante mai ne ho adoperate
e quante
lette e poi sentite,
a raffica,
trasmesse, a mano tesa, sussurrate,
sputate,
a tanti giri, riverite,
adatte
alla mattina, messe in abito da sera,
all'osteria
citabili o a Cortina, o a Marghera.
Con gioia
di parole ci riempiamo le mascelle
e in aria
le facciamo rimbalzare
e se le
cento usate sono in fondo sempre quelle
non è
importante poi comunicare,
è
come l'uomo solo, che fischietta dal terrore
e vuole
nel silenzio udire un suono, far rumore.
Mio caro
amore
si è
un po' come commessi viaggiatori
con campionari
di parole e umori
a ritmi
di trecento e più al minuto;
amore muto
beati i
letterari marinai
così
sul taciturno e cerca guai
così
inventati e pieni di coraggio.
Io non
son quei marinai, parole in rima
ne ho già
dette
(e tante,
strano, ma ne faccio dire)
nostalgiche,
incazzate, quanto basta maledette,
ironiche
quel tanto per servire
a grattarsi
un po' la rogna, soffocati dal collare
adatto
per i cani o per la gogna del giullare.
Poi andare
sopra un palco per compenso o l'emozione:
chi non
ha mai sognato di provare?
Sia chi
ha capito tutto e tutto sa per professione
ed ha un
orgasmo a scrivere o a fischiare,
sia quelli
che ti adorano fedeli e senza intoppi,
coi santi
non si scherza, abbasso il Milan, viva Coppi!
Amore sappi
beato chi
ha le musiche importanti,
le orchestre,
luci e viole sviolinanti,
non queste
mie di fil di ferro e spago;
amore vago,
mi tocca
coi miei due giri costanti
far il
make-up a metonimie erranti:
che gaffe
proprio all'età della ragione.
E sì
son tanti gli anni, ma se guardo ancora pochi,
Voltaire
non ci ha insegnato ancora niente,
è
questo quel periodo in cui i ruggiti si fan fiochi
oppure
si ruggisce veramente
ed io del
topo sovrastrutturale me ne frego;
chi sia
Voltaire mi dite? va be', dopo ve lo spiego.
E se pensate
questi i vaniloqui di un anziano
lo ammetto,
ma mettiamoci d'accordo
conosco
gente pia, gente che sa guardar lontano
e alla
maturità dicon sia sordo
perché
i rincoglioniti d'ogni parte odian parecchio
la libertà
e la chiamano "vagiti",
o "ostie"
di un vecchi.
Amore a
specchio,
è
tanto bello urlare dagli schermi,
gettare
a terra falsi pachidermi
coprendo
ad urla il vuoto ed il timore.
Qui sul
mio onore,
smetterei
di giocar con le parole
ma è
un vizio antico e poi quando ci vuole
per la
battuta mi farei spellare.
Eee, le
chiacchiere son tante e se ne fan continuamente,
è
tanto bello dar fiato alle trombe
o il vino
o robe esotiche rimbomban nella mente
esplodono
parole come bombe,
pillacchere
di fango, poesie dette sulla sedia,
ghirlande
di semantica e gran tango dei mass-media.
Dibattito,
dal vivo, miti, spot, ex-cineforum,
talk-show,
magazine, trend, poi TV e radio
telegiornale,
spazi, nuovo, gadget, pista, quorum,
dietrismo,
le tangenti, rock e stadio,
deviati,
bombe, agenti, buco e forza del destino,
scazzato,
paranoia e gran minestra dello spino.
Amore fino
lo so che
in questo modo cerco guai
ma non
sopporto questi parolai
non dire
più che ci son dentro anch'io,
amore mio
se il gioco
è esser furbo o intelligente
ti voglio
presentare della gente
e certamente
presto capirai.
Ci sono,
sai, nascosti, dietro a pieghe di risate
che tiran
giù i palazzi dei coglioni,
più
sobri e più discreti e che fan meno puttanate
di me che
scrivo in rima le canzoni,
i clown
senza illusioni, fucilati ad ogni muro
se stan
così le cose dei buffoni sia il futuro.
Son quelli
che distinguono parole da parole
e sanno
scegliere fra Mercuzio e Mina,
che fanno
i giocolieri fra le verità e le mode,
i Franti
che sghignazzano a dottrina,
che irridono
ai proverbi e berceran disincantati:
"Fra Mina
e fra Mercuzio son parole, e non son frati!"
La
realizzazione informatica della rivista è curata da Dedalus
srl
Per
informazioni, si prega contattare:
Otto
Anders