Non bisognerebbe
mai ritornare. Perché
calcare i tuoi vecchi passi, calciare
gli stessi sassi su strade
che ti han visto già a occhi bassi? Non troverai
quell'ombra che eri tu e non avrai
quell'ora in più che hai
dissipato e che ora cerchi: si scioglierà
impossibile il pensiero a rimestare
il falso e il vero in improbabili
universi. Eppure
come un cane che alza il muso
e annusa l'aria batti sempre
la tua pista solitaria e faccia
dopo faccia e ancora traccia dopo traccia torni dove
niente ti aprirà le braccia. E rimpiangere,
rimpiangere mai. Come piovigginano
le vecchie cose: perché
tra i libri schiacciare rose di risa
paghe e piene delle spose? E buttar
via un'incognita e uno scopo trascurare
il giorno dopo come se
chiudesse sempre; studiar
la stessa pagina di storia conosciuta
già a memoria, date e
luoghi impressi a mente. Ma gocciola
da sempre sul bagnato tesoriere
dei tuoi giorni di chi
ha preso e di chi ha dato. E ora dopo
ora e dopo un attimo ed ancora la poetica
consueta è "dell'allora". Primo:
Non ricordare. Perché
i ricordi sono falsati i metri
e i cambi sono mutati per la
spietata legge dei mercati. E' come
equilibrarsi sugli specchi ad ogni
occhiata un po' più vecchi opachi,
muti e deformanti. Frugare
dentro ai soliti cassetti dove non
c'è quel che ci metti e mai le
cose più importanti. E invece
come tutti sempre lì a portarli addosso a ricercare
quel sottile stracciò rosso che lega
il tempo assente ed il presente
e nella mente tutto questo
poi ci si confonderà.