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Vico
Acitillo 124
Poetry Wave
Francesco
Guccini
Samantha
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Samantha
scende le scale di un policentro attrezzato comunale
trent'anni
e poi l'appartamento sarà suo, o meglio, dei suoi genitori
che ogni
mese devono strappare il mutuo
da uno
stipendio da fame. Ma Milano è tanto grande da impazzire
e il sole
incerto becca di sguincio in questa domenica d' Aprile
ogni pietra,
ogni portone e ogni altro ammennicolo urbanistico.
Ma Samantha
saltella, non sa d'avere le gambe da cervo
e il seno,
come si dice, in fiore, teso sopra un corpo ancora acerbo
e Samantha,
Samantha ancora non sa d'avere un destino da modella,
corre allegra
lungo i graffiti osceni delle scale, quasi donna, quasi
bella.
E fuori
Milano muore di malinconia, di sole che tramonta là in
periferia,
di auto
del ritorno, famiglie, freni e gas di scarico.
Lontano
il centro, è quasi un altro mondo, San Siro un urlo che non
cogli a
fondo,
ti taglia
un senso vago di infinito panico.
Spunta
un gasometro dietro a muri neri, oziosi vagolano i tuoi pensieri,
in aria
il cielo è un qualche cosa viola carico.
Andrea
è giù nel cortile, jeans regolari e faccia da vinile,
giacca
a vento come Dio comanda e legata al polso la bandana,
un piede
contro al muro e lì la aspetta perché vuol parlarle, niente,
forse d'amore,
ma non
sa che dire, con le parole quasi lombarde che non sanno uscire
e si accende
rabbioso una Marlboro di alibi.
E si guardano
di sbieco, appena un cenno istintivo di saluto,
ma a Samantha
batte il cuore da morire mentre Andrea rimane muto.
E lei ritornerà
con le MS per suo padre steso davanti a qualche canale
e lui mediterà
al bar, dietro una birra, che la vita può far male.
E Milano
sembra che sia lì a abbracciarsi quei due che non sapranno più
parlarsi,
solo sfiorarsi
in un momento vago e via.
Samantha
presto cambierà quartiere per un destino che non sa vedere
e Andrea
diventerà padrone di una pizzeria.
Ed io,
burattinaio di parole, perché mi perdo dietro a un primo sole?
Perché
mi prende questa assurda nostalgia?
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Otto
Anders