VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo



Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Poesie dei giorni dispari
9 luglio 2000



Emilio Piccolo
The trial

 
oh, la luna è ancora nelle mie mani
ma io non so cosa farmene degli occhi
se non possono guardarti
certo, la situazione mi rende un po’ nervoso
ma ho saldato tutti i conti, diciamo così,
e non ho più fretta di esistere
anche di chiedermi che giorno è oggi non c’è urgenza
e cosa mangerò a pranzo e cosa a cena
e poi si soffre
si soffre da eroi o da cani
con i pantaloni sbottonati o con i capelli fuori posto
scrivendo poesie o friggendo baccalà
e non è facile per me dimenticare che fino ad ieri
ho navigato nel mondo e nel tuo cuore
senza mai dirti: perdonami, Beatrice, perdonami
bene, lo ammetto, mi hai insegnato la solitudine
e a fare a meno di una tristezza che non mi apparteneva
poi fra le tue gambe ho sentito un giorno che la bellezza
non è fatta per chi non sa piangere
ma ho continuato a credere
che ti interessasse sapere quale lingua si parla
sull’altra faccia della luna
o se il canto d’amore delle balene è simile alle api
altre cose ho credute
che la vita fosse un’occupazione seria, per esempio,
e che non fumare faccia bene ai polmoni
e ciò è in gran parte vero ma non del tutto
come la faccenda del bicchiere metà vuoto e metà pieno
che somiglia tanto a quel centro delle cose
dove ci siamo smarriti
ora che i peschi sono di nuovo in fiore
e tutti mi dicono ma dove stai andando
da nessuna parte tu stai andando
e dentro mi porto questo dolore e certezza di amarti
e stare qui ad aspettarti per tutte le volte che i peschi
saranno ancora in fiore e ancora
sarai per me regina
una piccola intermittenza di questo piccolo cuore
che può esistere o essere un messaggero
nell’ordine feroce delle cose
dove ci siamo smarriti
amore mio che sei dovunque e non sei mai
e vivo per te
senza il ricordo di ciò che meriti o non meriti
guarda cosa hanno fatto queste mie mani
guarda i miei occhi non sanno più pregare
e questa è la voce di uno che scantona
questo è il mio sacro lavoro
in questo mondo che è cambiato, mia regina,
né più ha bisogno di noi
ora che sei sola
e adesso sì che sei davvero sola
mentre seppellisco la rabbia nella tenerezza
e mi rinfaccio un talento che è un insulto
e guardo i peschi di nuovo in fiore
ed è notte e luna di primavera
e tempo di fare tutto ciò che tu mi chiedi
e ho paura di chiederti
vieni a dormire nel mio cuore
e sul mio cuore svegliati
mia amata mio inutile ingiusto amore
sbrigati col tuo destino
fammi uomo
doma con un bacio quest’anima superba


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