Affine,
ombra infinita, i solitari
Spazi tu
inondi, e, tenuamente ancora,
Su gli
occhi che un arcano pianto irrora
Posi del
Sonno i taciti velari.
Vita e Luce
non sono ora che morte
Visioni,
a cui tu versi un mistero
Di silenzi,
- ed un’ombra alta al pensiero
Stanco,
quasi tu fossi ora la Morte.
Quali musiche
lievi e sovraumane
Pallidamente
a me scendon fra i veli
Del Silenzio?
... Da che mari o che cieli
Emanate?
... o da che fonti lontane?
Che strani
fiori palpitano intorno
A me su
steli che, non hanno fine?
Quali
albeggiano
all’anima divine
Antiveggenze
di un ignoto Giorno?
Vita e Luce
non sono ora che morte
Visioni,
a cui tu versi un mistero
Di silenzi,
- ed un’ombra alta al pensiero
Stanco,
quasi tu fossi ora la Morte.
Ma divino
nei tuoi baratri luce
(Oh stella
sovra cupi mari!) il mio
Sogno d’amore,
e a l’imminente oblio
Versa un
riso ineffabile di luce.
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