VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo




Sans passion il n'y a pas d'art




La poesia all'epoca di Internet
di Emilio Piccolo


Multos iuvenes carmen decepit. Nam ut quisque versum pedibus instruxit sensumque teneriore verborum ambitu intexuit, putavit se continuo in Heliconem venisse. Ceterum neque generosior spiritus vanitatem amat, neque concipere aut edere partum mens potest nisi ingenti flumine litterarum inundata. Refugiendum est ab omni verborum, ut ita dicam, vilitate et sumendae voces a plebe semotae, ut fiat "odi profanum vulgus et arceo". Praeterea curandum est ne sententiae emineant extra corpus orationis expressae, sed intexto vestibus colore niteant. Homerus testis et lyrici Romanusque Vergilius et Horatii curiosa felicitas. Ceteri enim aut non viderunt viam qua iretur ad carmen, aut visam timuerunt calcare. Ecce belli civilis ingens opus quisquis attigerit nisi plenus litteris, sub onere labetur. Non enim res gestae versibus comprehendendae sunt, quod longe melius historici faciunt, sed per ambages deorumque ministeria et fabulosum sententiarum tormentum praecipitandus est liber spiritus, ut potius furentis animi vaticinatio appareat quam religiosae orationis sub testibus fides.

 

Petronio, Sat. 118. 1-6 passim

Accade spesso a chi oggi si occupa  di poesia di dover ammettere che è in aumento il numero di quanti sono dediti all'abitudine della scrittura, specie di quella che volgarmente è definita poetica. Blog, social-network, chat e altri fenomeni del genere testimoniano che un numero sempre più alto di esemplari della specie, disdegnando attività poco rassicuranti e scarsamente nobili quali, ad esempio, spacciare droga o trafficare armi, preferisce impiegare il tempo della proprio vita, qualunque e quanto esso sia, in faccende che, proprio perché non direttamente centrate in quella sfera della sopravvivenza, che è sempre, e tout court, economica, possano fornirli della rassicurazione, da trasmettere anche agli altri, che la parola vale più dell'euro. E, in effetti, non si può negare che scrivere poesie sia certamente socialmente, e storicamente, e - perché no? -  anche moralmente attività da preferire a tutte quelle, e sono numerose, attraverso cui c'è qualcuno che non a torto matura la convinzione che quanti scrivono poesie siano fannulloni e perditempo. Accade anche, e spesso, a chi si occupa oggi di poesia di dover constatare che quelli che storicamente ebbero il compito di rendere comune il bene (o la merce) della poesia (e della letteratura), cioè gli editori, sono oggi ridotti, il più delle volte, ad agenzie di servizi, che consentono a chiunque, purché disposto a pagare, di rendere pubblici i propri sublimi meditati lamenti d'amore e le proprie ossessioni. Mai le librerie furono così piene di libri. Ma chi li legge, se non chi li ha scritti? E mai fu data a tutti la possibilità di vantarsi di aver prodotto, in sedicesimi, verificabili al tatto e all'odore, e con in copertina il sigillo del proprio nome, oggetti che con un poco di fortuna, che non guasta mai nelle cose umane, potrebbero restare nella memoria della specie per più di una generazione ed essere più duraturi del bronzo e delle piramidi. Ebbene, accade a chi si occupa oggi di poesia, e si trova, per incoscienza, passione o più semplicemente perché non ha altro da fare, a manipolare testi in rete (ed è quanto puntualmente accade a chi scrive), di imbattersi in strane creature, che non senza un pizzico di narcisismo che è necessario nella vita se non altro perché segno di quella autostima che anche la moderna didattica dichiara uno dei cardini fondamentali di cui dovranno essere dotate le generazioni a venire, dilagano e invadono la rete con testi in cui, puntualmente, dopo l'ultimo verso, è presente il segno del copyright, per ricordare, a quanti non lo sanno, che la proprietà privata è un diritto naturale e inalienabile dell'individuo. In una rete che non sa cosa farsene di proprietà privata e diritto d'autore e riguardo alla quale c'è da chiedersi se non sia mai la cosa che, dileguatosi il proletariato, e ogni forma di opposizione, provvederà a liquidare il mondo oggi esistente e ad offrircene un altro che noi certamente non vedremo. Accade anche di verificare che i poeti, anche loro, abbiano sempre più fretta, come tutto ciò che ci circonda: prima una poesia al giorno, poi una a mezzogiorno e una la sera, poi tre, poi ogni ora, come se il mondo non attendesse altro che la loro parola per convincersi di essere il migliore dei mondi possibili. Tutti vogliono essere presenti, subito e prima degli altri: del resto, il Grande Fratello ha smesso da tempo di essere metafora e simbolo e da tempo tutti, anche i poeti, vogliono avere nella società dello spettacolo una particina che sia pari almeno a quella di escort, buffoni di corte e imperatori con la faccia di petrolini. Solo che è noto a tutti a cosa servano escort, buffoni e napoloni. Certamente è meno noto a cosa siano utili i poeti.

Vico Acitillo 124 - Poetry wave riprende da qui.
Dalla consapevolezza che la poesia è inutile. A chi la scrive e a chi la legge.




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