VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo




Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Ianus

A cura di Giuliana Lucchini


Seamus Heaney
a cura di Erminia Passannanti

 
Introduzione
Poesie
Note bio-bibliografiche
Bibliografia essenziale

L'artista è il custode dei valori umani d'integrità e tolleranza, qualità estremamente necessarie, oggi, nel Nord. (S. Heaney, 1963)

Introduzione

Fortuna letteraria

L'espressione "fortuna letteraria" è particolarmente idonea a descrivere il percorso compiuto dall'opera di Seamus Heaney nell'arco di un ventennio. L'assegnazione del Nobel per la Letteratura, nel 1995 a questo autore, mentre rappresentava il massimo tributo a un'arte poetica che aveva saputo guadagnarsi un successo di portata mondiale, focalizzava l'attenzione dell'opinione pubblica su tutta la poesia irlandese contemporanea prodotta nel nord dell'isola, e dunque, in modo indiretto, sui primi seri tentativi di una sistemazione politica del conflitto civile in nord-Irlanda. E' legittimo affermare che la fama di Heaney sia in buona parte dovuta anche alla sua capacità di rendere conto intimamente di un fenomeno sociale quanto mai problematico e attuale come quello nord-irlandese dei Troubles.

Il Nobel per la Letteratura era stato conferito, in passato, ad altri tre scrittori irlandesi, W.B. Yeats, G.B. Shaw e Samuel Beckett. Tuttavia, quella era la prima volta che un tale riconoscimento andava a un autore cattolico dell'Irlanda del Nord, proveniente da quell'area territoriale e politica dell'isola denominata Ulster britannico. E' a Belfast, infatti, che risiedono le radici culturali della poesia di Heaney, una poesia che afferma il valore collettivo delle esperienze vissute dal poeta e dal suo gruppo di appartenenza e che vive di incessanti allusioni alla guerra civile.

In tal senso, le drammatiche circostanze storiche che si erano determinate nel 1921 a seguito dell'aspra guerra di Indipendenza e che, successivamente, erano venute fissandosi in laceranti opposizioni politico-religiose, si rispecchiano a volte obliquamente, altre in modo esplicito, nelle analisi che Heaney offre delle dinamiche del conflitto e delle sue ripercussioni sulla psicologia del singolo e della collettività. Tali precarie condizioni rimasero paradossalmente stabili per un lungo arco di tempo, fino agli anni Sessanta, quando l'equilibrio mantenuto dalle fazioni in lotta cominciò a disintegrarsi con estrema violenza.

Nell'opera di Heaney, dunque, la lirica personale affonda le sue radici nel sistema di valori della comunità interpretativa, rappresentando, in tal modo, la possibilità di una relazione feconda tra il poeta e la sua audience. Come nell'opera di Thomas Hardy, John Clare e Robert Bridges, la scrittura poetica non viene confinata all'ottica del singolo ma votata alle narrazioni della gente comune, arricchendosi di una matrice popolare fatta di tonalità musicali desunte dalle folk-songs * irlandesi. E' come se Heaney desse voce alle "masse mute" a cui attribuisce conoscenza e consapevolezza, e dalle quali riceve in cambio una sorta di mandato sociale. Sebbene questi legami di significazione coincidano strettamente col territorio, Heaney prospetta un'emancipazione dai limiti che la forte appartenenza a un nucleo impone.

La qualità che garantisce questa capacità di "sconfinamento" è un'elevata consapevolezza poetica che mantiene vivo un contatto con le più alte tradizioni letterarie europee, pur fondandosi sul patrimonio di una collettività contadina che tramanda da secoli una memoria essenzialmente orale.

Poetica

" ... come poeta tendo verso la ricerca di un ritmo, nel senso che il mio sforzo è affidarmi alla stabilità conferita da un ordine di suoni musicalmente soddisfacenti."
(Seamu Heaney, "Crediting Poetry", Discorso di accettazione del Nobel , Stoccolma, 1995)
 

Seamus Heaney non ha rinunciato al progetto di cogliere la totalità del reale in forza dello spirito lirico - una speranza che il mondo contemporaneo non nutre da tempo - e lo fa lavorando su minimi elementi. La sua poetica può essere definita della memoria superstite nella misura in cui essa viene riattivata su dei ritrovamenti, siano essi semplici oggetti dell'infanzia e del lavoro rurale, come un pennello da imbianchino, un vecchio sofà, l'altalena, la pietra molatrice, camion e trattori, o reperti archeologici d'inestimabile valore, quali elmi, spade, salme mummificate di mitici eroi, rinvenute nel fondo delle paludi nordiche. La particolarità che emerge dalla trattazione di questi soggetti è la presenza, nelle liriche più pregnanti, di domande formulate in modo esplicito e rivolte al "noi" del gruppo di appartenenza. Con l'impiego sistematico di questo pronome, Heaney sembra attribuirsi la piena legittimità a porsi come autorità morale per il rinnovamento dell'identità culturale nazionale, un'identità che sappia rimanere in costante e fecondo contatto con la tradizione.

Non si tratta di un semplice sentimentalismo delle origini, ma di un preciso impegno etico nei confronti di una comunità da secoli in lotta per la difesa e il recupero della propria dignità al costo della vita dei suoi stessi membri - una battaglia che il poeta non manca di sottoporre a una costante riflessione critica che sottolinei la frizione esistente tra arte, politica e società: "Da quel momento in poi, le questioni poetiche spostavano la loro attenzione dalla mera realizzazione di un'icona verbale soddisfacente a una ricerca di immagini e simboli adeguati alla nostra fede politica" (Preoccupations). Seamus Heaney sembra al contempo disapprovare il contegno letterario di quei poeti della postmodernitá che rimangono intenzionalmente astorici, come sospesi in un eterno presente che annienta non solo la lotta ideologica, ma i presupposti stessi dello scrivere, come testimonianza, schieramento:

E a questo ammontano le buone notizie:
questo principio del sopportare, del far buon viso
a cattivo gioco e dare il proprio appoggio dovendo solo

controbilanciare con il proprio ciò che è intollerabile
negli altri, dovendo sopportare
qualsiasi cosa sia stata concordata e accettata

contro il nostro migliore giudizio. La sofferenza
passiva fa andare in tondo il mondo.
Pace sulla terra, uomini di buona volontà, tutto ciò

porta bene finché l'equilibrio tiene,
il piatto sorge fermo e lo sforzo dell'angelo
si prolunga fino a un grado sovrumano.
    (S.H. ‘Schierandosi’)
 

 L'impressione ricavata dal lettore è che l'autore tragga ispirazione da eventi e passioni innanzitutto private, ma a una valutazione più accorta giungerà a una poetica che dagli ambiti puramente autobiografici si trasferisce a quelli di esperienze proteiformi e collettive; che insomma parli nel codice idiomatico di una data collettivitá (cattolica, come da esempio ‘Pace sulla terra, uomini di buona volontá’). E' questa tendenza a determinare la forte tensione di Heaney verso le "ragioni" della lotta dei cattolici irlandesi. Si puó allora confinare Heaney all’immagine del bardo produttore di forme  poetiche volte alla resistenza politica? No, infatti, nel 1972, la pressione esercitata dall'opinione pubblica affinché il poeta abbracciasse ufficialmente la causa nazionale, indusse Heaney ad abbandonare il Nord per stabilirsi con la sua famiglia, a Wicklow, nella Repubblica d'Irlanda e difendere il principio della fondamentale autonomia dell’artista.
 

Poesie

San Kevin e il merlo
Il fusto di pioggia
Schierandosi
Rotta di volo

San Kevin e il Merlo 

E poi c'era San Kevin e il merlo.
Il Santo è in ginocchio dentro la sua cella
a braccia tese ma la cella è stretta 

Così deve sporgere il palmo irrigidito
come una trave maestra fuori dalla finestra 
affinché il merlo vi si posi
per deporre e preparare il nido.

Kevin avverte nel cavo della mano le uova tiepide, 
il pettuccio, la testina dal piumaggio ravviato,
i piccoli artigli e, scoprendosi legato
alla rete della vita eterna,

è mosso a pietà: dovrà continuare a tenere la mano tesa
come un ramo fuori nella pioggia e nel sole per settimane
finché la nidiata non uscirà dal guscio per prendere il volo.

*
E siccome l'intera cosa è stata comunque immaginata,
immagina tu d' essere Kevin. Come ti appare?
Dimentico di se stesso o in agonia perenne

dalla nuca fino agli avambracci doloranti?
Ha le dita indolenzite? Avverte ancora le ginocchia?
Oppure, il nulla ottenebrato dell'oltretomba

s' è aperto un varco dentro di lui? Vaga lontano con la mente?
Solo e riflesso limpidamente nel profondo fiume dell'amore,
"Lavorare e non cercare ricompensa," questa è la sua preghiera.

Una preghiera recita il suo corpo interamente
poiché ha dimenticato se stesso, dimenticato il merlo
e solo, sulla sponda, ha scordato il nome del fiume.
 

St Kevin and the Blackbird

And then there was St Kevin and the blackbird.
The saint is kneeling, arms stretched out, inside
His cell, but the cell is narrow, so

one turned-up palm is out the window, stiff
As a crossbeam, when a blackbird lands
And lays in it and settles down to nest.

Kevin feels the warm eggs, the small breast, the tucked
Neat head and claws and, finding himself linked
Into the network of eternal life,

Is moved to pity: now he must hold his hand
Like a branch out in the sun and rain for weeks
Until the young are hatched and fledged and flown.

*

And since the whole thing's imagined anyhow,
Imagine being Kevin. Which is he?
Self-forgetful or in agony all the time

From the neck on out down through his hurting fore-arms?
Are his fingers sleeping? Does he still feel his knees?
Or has the shut-eyed blank of underearth

Crept up through him? Is there distance in his head?
Alone and mirrored clear in love's deep river,
'To labour and not to seek reward,' he prays,

A prayer his body makes entirely
For he has forgotten self, forgotten bird
And on the riverbank forgotten the river's name.

Il fusto di pioggia 

Capovolgi il fusto e quello che succede
è una musica che non avresti sperato mai
d'udire. Lungo il secco stelo di cactus scorrono

acquazzoni, cascate, rovesci, risacche.
Ti lasci attraversare come un condotto
d'acqua, poi lo scuoti di nuovo leggermente

ed ecco un diminuendo che corre per le sue scale
come una grondaia gemente. Di seguito,
uno spruzzo di stille da foglie irrorate,

sottile umidità d' erba e margherite;
poi mille luccichii come soffi di brezza.
Capovolgi ancora il bastone. Quel che succede

non è sminuito dall'essere accaduto una volta,
due, dieci, mille volte prima.
Che importa se tutta la musica che traspare

è un cadere di pietriccio e semi secchi lungo un fusto
di cactus! Sei come l'uomo ricco accolto in paradiso
attraverso il timpano di una goccia di pioggia. E adesso
riascolta.
 

The Rain Stick

Upend the rain stick and what happens next
Is a music that you never would have known
To listen for. In a cactus stalk

Downpour, sluice-rush, spillage and backwash
Come flowing through. You stand there like a pipe
Being played by water, you shake it again lightly

And diminuendo runs through all its scales
Like a gutter stopping trickling. And now here comes
A sprinkle of drops out of the freshened leaves,

Then subtle little wets off grass and daisies;
Then glitter-drizzle, almost-breaths of air.
Upend the stick again. What happens next

Is undiminished for having happened once,
Twice, ten, a thousand times before.
Who cares if all the music that transpires

Is the fall of grit or dry seeds through a cactus?
You are like a rich man entering heaven
Through the ear of a raindrop. Listen now again.
 

Schierandosi

Il peso da 56 libbre. Solida unità di ferro
della negazione; marchiata e fusa con un tramezzo,
una corta traversa forgiata per maniglia,
spessa come un piolo,

Peso squadrato dall'aspetto innocuo,
finché non provi a sollevarlo, quindi un scricchiolio d'ossa,
forza disintegra-vita.

Nera scatola di gravità, l'inamovibile
stampo, tarchiata radice del peso morto.
Eppure prova a controbilanciarlo

con un altro peso posto su una basculla
- una basculla ben calibrata, oleata di fresco -
e ogni cosa trema, si effonde di dare e avere.

*
E a questo ammontano le buone notizie:
questo principio del sopportare, del far buon viso
a cattivo gioco e dare il proprio appoggio dovendo solo

controbilanciare con il proprio ciò che è intollerabile
negli altri, dovendo sopportare
qualsiasi cosa sia stata concordata e accettata

contro il nostro migliore giudizio. La sofferenza
passiva fa andare in tondo il mondo.
Pace sulla terra, uomini di buona volontà, tutto ciò

porta bene finché l'equilibrio tiene,
il piatto sorge fermo e lo sforzo dell'angelo
si prolunga fino a un grado sovrumano.

*
Rifiutare l'altra guancia, lanciare la pietra,
non agire così, alle volte, non contrastare
l'adempiente che ti offende d'essere

è fallire il colpo, te stesso, la regola intrinseca.
Maledici chi ti ha colpito! Quando i soldati beffeggiarono
Gesù bendato ed Egli, a sua volta, non li irrise

non si offesero né impararono nulla, tuttavia
qualcosa fu reso manifesto - il potere
del potere non esercitato, della speranza intuita

dagli impotenti, per sempre! Tuttavia, per Cristo,
fammi un favore, almeno per questa volta:
maledici, dai scandalo, lancia la pietra.

*
Due aspetti in ogni questione, certo, certo....
ma ogni tanto, schierarsi è la sola cosa
a cui si può ricorrere e senza

discolparsi o compatirsi.
Ahimè, una sera che ci voleva un colpo a seguire,
e un colpo secco t'avrebbe fatto rodere d'invidia,

replicasti ch' era la mia limitatezza
a mantenermi destro, e avesti una mia prima resa.
Mi trattenni quando avrei dovuto invece darci dentro

e persi (mea culpa) il mordente.
Una cavalleria del tutto fuori luogo, vecchio mio.
A questo punto, solo un colpo basso lava l'onta.
 

Weighing In

The 56 lb. weight. A solid iron
Unit of negation. Stamped and cast
With an inset, rung-thick, molded, short crossbar

For a handle. Squared-off and harmless-looking
Until you tried to lift it, then a socket-ripping,
Life-belittling force -

Gravity's black box, the immovable
Stamp and squat and square-root of dead weight.
Yet balance it

Against another one placed on a weighbridge -
On a well-adjusted, freshly greased weighbridge -
And everything trembled, flowed with 'give and take.

And this is all the good tidings amount to:
This principle of bearing, bearing up
And bearing out, just having to

Balance the intolerable in others
Against our own, having to abide
Whatever we settled for and settled into

Against our better judgment. Passive
Suffering makes the world go round.
Peace on earth, men of good will, all that

Holds good only as long as the balance holds,
The scales ride steady and the angels' strain
Prolongs itself at an unearthly pitch.

*
To refuse the other cheek. To cast the stone.
Not to do so some time, not to break with
The obedient one you hurt yourself into

Is to fall the hurt, the self, the ingrown rule.
Prophesy who struck thee! When soldiers mocked
Blindfolded Jesus and he didn't strike back

They were neither shamed nor edified, although
Something was made manifest - the power
Of power not exercised, of hope inferred

By the powerless forever. Still, for Jesus' sake,
Do me a favour, would you, just this once?
Prophesy, give scandal, cast the stone.

Two sides to every question, yes, yes, yes...
But every now and then, just weighing in
Is what it must come down to, and without

Any self-exculpation or self-pity.
Alas, one night when follow-through was called for
And a quick hit would have fairly rankled,

You countered that it was my narrowness
That kept me keen, so got a first submission.
I held back when I should have drawn blood

And that way (mea culpa) lost an edge.
A deep mistaken chivalry, old friend.
At this stage only foul play cleans the slate.
 

Rotta di volo 

1
Prima la prima piega, poi altre pieghe
di volta in volta più strette e nette finché
l'intero foglio si riduceva
a un quadratino ripiegato che poi tirava su per i due angoli,
e manteneva come una promessa che aveva la facoltà di rompere,
ma che non ruppe mai.
Una colomba s'alzava in volo dal mio petto
ogni volta che le mani di mio padre a me si svelavano,
reggendo una barchetta di carta, arca nell'aria,
linee di una tenda tesa coi picchetti:
cima aguzza, fondo squadrato, la piccola piramide
centrale sempre più incavata
come una parte di me che sprofondava, sapendo
che l'intera cosa sarebbe affondata,
una volta mandata al varo.

2.
Uguale e contraria, è la parte che si solleva
in quei cieli trapunti di stelle nell'occhio dell'inverno,
quando a Wicklow me ne sto sotto la rotta di volo
di un tardo jet da Dublino, coi fari sollevati
e baluginanti dinanzi a ciò che trascinano via.
Un fragore di motori potenti e il diminuendo
che si allunga come una scia, impronta bassa e lontana
lasciata nel chiarore delle stelle.
Il sicomoro parla la lingua del sicomoro al buio,
la luce alle mie spalle è la luce di una casa a schiera.
In piedi sulla soglia di casa nelle prime ore della notte,
a rappresentare tutto ciò
che perpetua la posa: il restare a casa
di chi s' appoggiava allo stipite, sollevava lo sguardo e attendeva,
coloro che imparammo ad amare, salutandoli alla partenza,
o a cui ritornammo, coi vestiti diversi
di cui avevamo vergogna
Quelli che non dimenticavano mai
un volto o un nome, che mai poterono abbassare
all'improvviso gli occhi,
mentre l' aereo raggiungeva l'altitudine di crociera,
per accorgersi che la casa appena sorvolata
- troppo lontana per vedersi adesso -
era proprio la casa che avevano abbandonato un'ora prima,
ricambiando i baci con i baci,
mentre il tassista caricava una sull'altra le valigie.

3.
In alto, lontano. Ebbrezza del duty-free.
Black Velvet. Bourbon. Altitudine con lettere d'amore.
Passeggiata aerea su Manhattan. Rientro.

Poi la California. Il Tiburon e la sua distesa.
Gli hamburger di Sam, tavolate e champagne,
più un gabbiano che ci fissa con uno sguardo duro.

Di nuovo rientro. Voti ripresi. E fuori -
Reculer pour sauter, entro un anno dal
ritorno, l'arrivederci meno lungo dell'impasse.

Dunque, verso Glanmore. Glanmore. Glanmore. Glanmore.
Preso in trappola, consenziente, al lavoro, a rischio e al sicuro.
Rifugio e alloggio. Quercia, alloro e sicomoro.

Poi, posizione-jet. Ah, questo attraversare il tempo!
Si va verso occidente, verso oriente, il jumbo come lo scuolabus,
"The Yard", a metà tra fattoria e campus.

Un giro d'attesa e una presa che diventa più tesa -
Sweeney Astray svanisce nelle verità d' Orazio:
Mutano i cieli, non i crucci, per chi attraversa i mari.

4.
Quanto segue è per la cronaca, alla luce
di ogni cosa prima e da allora:
uno splendida mattina di maggio, millenovecentosettantanove,
appena atterrato con il volo speciale da New York,
sono sul treno per Belfast. Piena e semplice
felicità dell'essere tornato: il mare
a Skerries, la fioritura nuziale del biancospino,
il viaggio verso nord con me che mi appiglio
dolcemente come una catena
ad ogni corporea dentellatura.
Allora entra
- come fosse una guardia di frontiera -
entra uno che avevo visto l'ultima volta in sogno,
più crucciato in viso di quanto non lo fosse nel sogno stesso
in cui mi faceva cenno di accostare al lato d' una strada di montagna,
si avvicinava, appoggiava il gomito sul tetto della macchina
e mi spiegava attraverso il finestrino aperto
che tutto quello che dovevo fare era guidare prudentemente
un camion fino alla prossima dogana
a Pettigo, spegnere il motore, scendere come se
volessi avviarmi all'ufficio per il controllo dei documenti
- ma invece proseguire più in giù di dieci metri
verso la strada principale e montare su una macchina - ed ecco
il nome d' un altro compagno di classe, strizzata d'occhio e ammiccamento,
l'avrei riconosciuto senz'altro, sarebbe stato alla guida d' una Ford
e io sarei tornato a casa sano e salvo ...
Allora entra e si siede
di fronte e mi affronta di petto;
"Quando cazzo ti decidi a scrivere
qualcosa per noi?" "Se pure scriverò qualcosa,
qualsiasi essa sia, la scriverò per me stesso."
E questo fu quanto. O parole con uno stesso effetto.

Per mesi e mesi i muri della prigione furono imbrattati di escrementi.
Fuori da Long Kesh, terminata la lorda protesta ,
quegli occhi di brace erano gli occhi di Ciaran Nugent
come emersi dal lurido inferno di Dante
che si aprivano un varco attraverso rime e immagini
là dove anch'io camminavo dietro il pietoso Virgilio,
sano e salvo, traducendo liberamente:
Quand'ebbe detto ciò con li occhi torti
riprese 'l teschio misero co' denti
che furo all'osso, come d'un can, forti.

5.
Quando risposi che venivo "da molto lontano",
il poliziotto al posto di blocco mi domandò con tono brusco,
"E dove sarebbe, questo posto?"
Aveva compreso a malapena le mie parole e pensò
si trattasse di qualche posto al nord del Paese.

E tra il punto in cui ho vissuto e quello
da cui sono partito, c'è una distanza ancora da colmare
-  luce stellare che viene da lontano, in viaggio
da anni luce - e anni luce lontana dall'arrivo.

6.
All'improvviso, la pura frenesia
di rammentare la salita a zig-zag su per gradini arroventati
fino al rifugio dell'eremita in cima a Rocamadour.
Stormi di cornacchie volano alte, una lucertola pulsava
sulla ghiaia ai miei piedi con zampe anteriori
simili a supporti articolati di veicolo lunare.
E una farfalla, soffice come il soffio della vita
in un soffio di vento, una farfalla verde come vischio
 attraversa l'assolata via crucis dei pellegrini.

Le undici di mattina. Ho annotato:
"Amante della roccia, anima solitaria, sentinella del cielo, salute!"
E da qualche posto sorse una colomba. E continuò ad alzarsi in volo.

The Flight Path

1
The first fold first, then more foldovers drawn
Tighter and neater every time until
The whole of the paper got itself reduced
To a pleated square he'd take up by two corners,
Then hold like a promise he had the power to break
But never did.
A dove rose in my breast
Every time my father's bands came clean
With a paper boat between them, ark in air,
The lines of it as taut as a pegged tent:
High-sterned, splay-bottomed, the little pyramid
At the center every bit as hollow
As a part of me that sank because it knew
The whole thing would go soggy once you launched it.

2
Equal and opposite, the part that lifts
Into those full-starred heavens that winter sees
When I stand in Wicklow under the flight path
Of a late jet out of Dublin, its risen light
Winking ahead of what it hauls away:
Heavy engine noise and its abatement
Widening far back down, a wake through starlight.

The sycamore speaks in sycamore from darkness,
The light behind my shoulder's cottage lamplight.

I'm in the doorway early in the night,
Standing-in myself for all of those
The stance perpetuates: the stay-at-homes
Who leant against the jamb and watched and waited,
The ones we learned to love by waving back at
Or coming towards again in different clothes
They were slightly shy of.
Who never once forgot
A name or a face, nor looked down suddenly
As the plane was reaching cruising altitude
To realize that the house they'd just passed over
Too far back now to see - was the same house
They'd left an hour before, still kissing, kissing,
As the taxi driver loaded up the cases.

3
Up and away. The buzz from duty free.
Black velvet. Bourbon. Love letters on high.
The spacewalk of Manhattan. The re-entry.

Then California. Laid-back Tiburon.
Burgers at Sam's, deck-tables and champagne,
Plus a wall-eyed, hard-baked seagull looking on.

Again re-entry. Vows revowed. And off -
Reculer pour sauter, within one year of
Coming back, less long goodbye than stand-off.

So to Glanmore. Glanmore. Glanmore. Glanmore.
At bay, at one, at work, at risk and sure.
Covert and pad. Oak, bay and sycamore.

Jet-sitting next. Across and "cross and across.
Westering, eastering, the jumbo a school bus,
The Yard' a cross between the farm and campus,

A holding pattern and a tautening purchase -
Sweeney astray in home truths out of Horace:
Skies change, not cares, for those who cross the seas.

4
The following for the record, in the light
Of everything before and since:
One bright May morning, nineteen-seventy-nine,
Just off the red-eye special from New York,
I'm on the train for Belfast. Plain, simple
Exhilaration at being back: the sea
At Skerries, the nuptial hawthorn bloom,
The trip north taking sweet hold like a chain
On every bodily sprocket.
Enter then -
As if he were some film noir border guard
Enter this one I'd last met in a dream,
More grimfaced now than in the dream itself
When he'd flagged me down at the side of a mountain road,
Come up and leant his elbow on the roof
And explained through the open window of the car
That all I'd have to do was drive a van
Carefully in to the next customs post
At Pettigo, switch off, get out as if
I were on my way with dockets to the office -
But then instead I'd walk ten yards more down
Towards the main street and get in with - here
Another school friend's name, a wink and smile,
I'd know him all right, he'd be in a Ford
And I'd be home in three hours' time, as safe
As houses ...
So he enters and sits down
Opposite and goes for me head on.
'When, for fuck's sake, are you going to write
Something for us?' 'If I do write something,
Whatever it is, I'll be writing for myself.'
And that was that. Or words to that effect.

The jail's walls all those months were smeared with shite.
Out of Long Kesh after his dirty protest
The red eyes were the eyes of Ciaran Nugent
Like something out of Dante's scurfy hell,
Drilling their way through the rhymes and images
Where I too walked behind the righteous Virgil,
As safe as houses and translating freely:
When he bad said all this, his eyes rolled
And his teeth, like a dog's teeth clamping round a bone,
Bit into the skull and again took hold.

5
When I answered that I came from 'far away',
The policeman at the roadblock snapped,'Where's that?'
He'd only half heard what I said and thought
It was the name of some place up the country.

And now it is - both where I have bee living
And where I left - a distance still to go
Like starlight that is light years on the go
From far away and takes light years arriving.

6
Out of the blue then, the sheer exaltation
Of remembering climbing zig-zag up warm steps
To the hermit's eyrie above Rocamadour.
Crows sailing high and close, a lizard pulsing
On gravel at my feet, its front legs set
Like the jointed front struts of a moon vehicle.
And bigly, softly as the breath of life
In a breath of air, a lime-green butterfly
Crossing the pilgrims' sunstruck via crucis.

Eleven in the morning. I made a note.
'Rock-lover, loner, sky-sentry, all hall!'
And somewhere the dove rose. And kept on rising.



Nota Bio-bibliografica

Seamus Heaney nasce il 13 aprile del 1939 a Castledawson, al sud della Contea di Derry, nell'Irlanda del Nord, primogenito di una famiglia di nove figli, raccolta nella casa colonica del podere di Mossbawn, di cui furono fattori prima il nonno e poi il padre del poeta. La madre, una donna dal temperamento fermo, comparirà in molte delle liriche di Heney come prototipo di donna irlandese cattolica capace di dirigere moralmente la famiglia. Frequenta la scuola elementare di Anahorish, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, poi viene ammesso con una borsa di studio al collegio cattolico Saint Columb, a Derry. Una seconda borsa di studio gliconsentirà di frequentare la Queen's University di Belfast.

Nel 1962, dopo avere ottenuto, con lode, una laurea in Letteratura Inglese, consegue l'abilitazione all'insegnamento al St. Joseph's College di Belfast dove l'anno successivo inizierà la sua carriera di lecturer di Letteratura Inglese. In questo periodo inizia a pubblicare alcune sue poesie nella rivista accademica con lo pseudonimo "Incertus". Al contempo, insieme a Derek Mahon, Micheal Longley e molti altri giovani talenti, comincia a frequentare un workshop di poesia tenuto da un famoso professore, il poeta Philip Hobsbaum, collega e amico di Ted Hughes e fondatore del "Group".

In occasione del Festival di Belfast '65, gli verrà offerta l'occasione di pubblicare un primo gruppo di undici poesie. Nel 1965, sposa l'insegnante Marie Devlin, che gli darà tre figli. L'anno successivo accetta la nomina di "Senior Lecturer" in Letteratura Inglese Moderna alla Queen's University. Lo stesso anno, Faber& Faber pubblica la sua prima raccolta, Death of a Naturalist, che riceve l' E.C. Gregory Award e il Geoffrey Faber Memorial Prize. Nel 1969, verrà pubblicato il suo secondo volume di poesie, Door

into the Dark. Nel 1970, Heaney si trasferisce con la famiglia a Berkeley, dove insegna alla University of California in qualità di "visiting professor" per un solo anno accademico.

Nel 1971, ritorna nell'Irlanda del Nord, ma nel '72 si dimette dal suo incarico presso la Queen's University per scegliere come residenza definitiva la contea di Wicklow, nella Repubblica d'Irlanda. Lo stesso anno, dà alle stampe Wintering Out.

Successivamente, nel 1975, accetta l'incarico di Head of English al Dublin's Carysfort Teacher Training College. Nel 1979, viene pubblicata la raccolta Field Work.

 Dal 1982 al 1987, Heaney accetta l'invito a risiedere alla Harvard University per quattro mesi all'anno come "Visiting Poet". In questo arco di tempo vengono pubblicate le Selected Poems, (1980) e Preoccupations: Selected Prose.

 Station Island è del 1984. Nello stesso anno, viene nominato Boylston Professor of Rhetoric and Oratory, a Harvard. Nel 1986, viene pubblicata una raccolta di saggi critici dal titolo The Government of the Tongue , seguita nel 1989 da The Redress of Poetry.

Il suo lavoro teatrale The Cure of Troy, del 1990, rappresenta la speranza del poeta per una nazione riconciliata.

The Haw Lantern (1987) e Seeing Things (1991), rispecchiano il dolore per la morte della madre e del padre, scomparsi rispettivamente nel 1984 e nel 1987. Dal 1989 al 1994, Seamus Heaney è stato "Professor of Poetry" a Oxford. Attualmente è a  Harvard, per un semestre all'anno come Boylston Professor of Rhetoric.

Del 1996 è la raccolta The Spirit Level , successiva all'assegnazione del Nobel.

Seamus Heaney vive attualmente a Dublino. Nel 2001, sempre con Faber& Faber, esce Electric Light.



Bibliografia essenziale

Death of a Naturalist, 1966;
Door into the Dark, 1969;
Wintering Out, 1972;
North, 1975;
Field Work, 1979;
Selected Poems, 1965-1975, 1980;
Sweeney Astray: A Version from the Irish,
Derry: Field Day Theatre Company, 1983;
Station Island, 1984;
The Haw Lantern, 1987;
The Cure of Troy: A Version of Sophocles' Philoctetes,
London, 1990
Seeing Things, 1991;
The Spirit Level, 1997.
Electric Light, 2001

Tra le opere in prosa :

Preoccupations: Selected Prose 1968-1978
The Rattle Bag, edited by S. Heaney e T. Hughes, 1982;
The Government of the Tongue ( 1986) ;
The Redress of Poetry, (1989);

Antologie:
Laments (1995) By Jan Kochanowski; tr. with Stanislaw Baranczak
Beowulf (2000)


Ringraziamenti:
Si ringraziano Faber& Faber e Mondadori.

Copyright:
Tutte le poesie di Seamus Heaney tradotte e pubblicate in questa sede sono protette dal copyright E.Passannanti(c)2000 - erminia.passannanti@talk21.com

N.B. 12 poesie di Seamus Heaney, nella traduzione in italiano di Erminia Passannanti, sono incluse nell'antologia di poesia britannica contemporanea, edita dalla stessa per Ripostes, dal titolo Gli Uomini sono una beffa degli angeli (1995), in cui compaiono, tra gli altri, Ted Hughes, Derek Manhon, Tom Paulin, Geoffrey Hill, Michael Longley, Selima Hill.


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