VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Dediche

alla madre


C'era la luna
di Emilio Piccolo

   

C’era la luna la notte che è morta mia madre
le nuvole si muovevano lentamente nell’altra metà del cielo
e il freddo di febbraio era pungente quanto basta per tenermi sveglio
mentre guidavo per andare là dove avrei trovato
solo un corpo che aveva smesso di soffrire.
Non avevo fretta né i rimpianti di chi non ha saputo dare
e se ne accorge solo quando è troppo tardi.
Sentivo che nulla di ciò che avrei potuto fare o dare
avrebbe mai potuto risarcire il suo dolore
o essere pari alla sua gioia. Così, ero sereno
come non lo sono mai stato in questa vita di cinquant’anni
che è giusto il numero degli anni che lei ha impiegato per morire.
E lei mi ha fatto il suo ultimo regalo:
è morta quando doveva morire. Non un giorno prima,
non un giorno dopo. Prima o dopo non avrei capito
il senso della sua morte, mi sarei disperato, provato rimorsi
o l’indifferenza di chi ha paura di stare male, avrei detto, pensato
e sentito le cose che in queste situazioni tocca a tutti
di dire, pensare e sentire. E non mi sono stupito
né creduto di avere allucinazioni quando mi è sembrato
di averla vicino a me, giovane e bella e senza dolori
come non l’ho mai vista, che mi carezzava i capelli
come non ha mai potuto fare. Mi sono fermato,
ho guardato la luna, le nuvole, gli alberi scuri della notte.
Fumato anche una sigaretta. Poi ho ripreso a guidare.
Quando sono arrivato, ho salito piano le scale, e sono entrato
con discrezione nella stanza dove sapevo che avrei trovato
solo un corpo che aveva smesso di soffrire.
L’ho guardata che non respirava, gli occhi chiusi di chi è morta
senza accorgersi che le era finalmente giunto addosso quella morte
che aveva sempre invocata senza mai volerla veramente.
E mentre baciavo il suo volto che si faceva freddo
ho sentito che la morte non è la fine di tutto.
Le ho detto: grazie.
Poi ho potuto anche piangere.


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