VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Dediche

a M. G.


La vispa Teresa
di Luigi Sailer - Trilussa

Luigi Sailer
Trilussa



Luigi Sailer - La Farfalletta

La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
a volo sorpresa
gentil farfalletta

e tutta giuliva,
stringendola viva,
gridava a distesa:
“L’ho presa, l’ho presa!”

A lei supplicando
l’afflitta gridò:
“Vivendo, volando,
che male ti fo?

Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami: anch’io
son figlia di Dio!”

Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.



Trilussa - La vispa Teresa

Se questa è la storia
che sanno a memoria
i bimbi d’un anno
pochissimi sanno
che cosa le avvenne
quand’era ventenne.

Un giorno di festa
la vispa Teresa,
uscendo di chiesa,
si alzava la vesta
per farsi vedere
le calze chiffonne
che a tutte le donne
fa molto piacere.

Armando il pittore,
vedendola bella,
le chiese il favore
di far da modella.
Teresa arrossì...
ma disse di sì.
“Verrete?” - “Verrò.
Ma badi, però ...” -
“Parola d’onore”
rispose il pittore.

Il giorno seguente
Armando l’artista
stringendo fremente
la nuova conquista
gridava a distesa:
“T’ho presa, t’ho presa!”
Ma a lui supplicando
Teresa gridò:
“Su, su, mi fa male
la spina dorsale.
Mi lasci, che anch’io
son figlia di Dio...
Se ha qualche programma
ne parli alla mamma.”
A tale minaccia
Armando tremò,
dischiuse le braccia...
ma quella restò.

Perduto l’onore,
perduta la stima,
la vispa Teresa,
più vispa di prima,
per nulla pentita,
per niente confusa,
capì che l’amore
non è che una scusa.

Per circa sei lustri
fu cara a parecchi :
fra giovani e vecchi,
fra oscuri ed illustri,
la vispa Teresa
fu presa e ripresa.
Contenta e giuliva
s’offriva e soffriva
(la donna che s’offre,
se apostrofa l’esse,
ha tutto interesse
a dire che soffre).

Ma giunta ai cinquanta,
con l’anima affranta,
col viso un po’ tinto,
col resto un po’ finto,
per trarsi d’impaccio
dai prossimi acciacchi
apriva uno spaccio
di sale e tabacchi.

Un giorno un cliente,
chiedendo un toscano,
le porse la mano
... così ... casualmente:
Teresa la prese,
la strinse e gli chiese :
Mi vuole sposare?
Farebbe un affare!”.
Ma lui di rimando
rispose : “No, no!
Vivendo, fumando,
che male ti fo?”
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quello fuggì.

Ed ora Teresa,
pentita davvero,
non ha che un pensiero:
andarsene in chiesa.
Con l’anima stracca
si siede e stabacca,
offrendo al Signore
i resti d’un cuore
che batte la fiacca.

Ma spesso, fissando
con l’occhio smarrito
la polvere gialla
che resta sul dito,
le sembra il detrito
di quella farfalla
che un giorno ghermiva
stringendola viva.
Così, come allora,
Teresa risente
la voce innocente
che prega ed implora :
“Deh, lasciami : anch’io
son figlia di Dio!”.

“Fu proprio un bel caso!
- sospira Teresa
fiutando la presa
che sale nel naso -
Ma se non son lesta
mi scappa anche questa!”.
E fiuta e rifiuta,
tossisce e starnuta:
il naso è una tromba
che squilla e rimbomba
e pare che l’eco
si butti allo spreco...

Tra un fiotto e un rimpianto,
tra un soffio e un eccì,
la vispa Teresa...
Lasciamola lì.


The player will show in this paragraph

     


Home