VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Vito Riviello

   
1. La bellissima ereditiera...
2. 1943
3. Maladie d'amour
4. Migrò
5. Mappa
6. A chi
7. Exibition
8. Delitto di signore
9. L'assassino
10. Le parole


1. La bellissima ereditiera…

La bellissima ereditiera se sposata a uno stronzo
spesso si (ri) congiunge in un giorno sincero,
                                                           nevrosi transitoria,
all'amico d'infanzia al giardiniere
al custode al fromboliere di nidi.
Nell'ultima vacanza ha ripensato al suo passato
                                 e pensando
la biologia raffinata le ha destato la crisi dei sensi.
I sonniferi l'hanno svegliata a una partenza
resa furtiva dalle cronache mondane,
                                            la città.
In una sonnolenza di wagon-lit, nonchalance d'una bocca
                                                          che bacia mangiando,
ha toccato un pozzo petrolifero la solitudine della sonda
nel momento ch'egli la vide distratta, bionda,
dal suo pensiero malfatto, epidermide scarlatta,
l'amore karatè col texano.

(da "L'astuzia della realtà" 1975)
 

2. 1943

Chi siamo sgolava il filosofo.
Dove andiamo? Si batteva la testa
nella villa mesta. Da dove veniamo?
"Da Foggia, signor tenente!"
Anche Maria la 0' piangeva
tra le macerie. Non v'era ombra di nugatine
né di piccole abissine.
Tra i morti si cercavano i vivi
non si facevano gassose,
e le rose, ah, le rose.
Dal forno di Calvi un odore
calvinista di pane
investiva la città
come una carità razionale.

(da "Dagherrotipo" 1978)
 

3. Maladie d'amour

Ho avuto tosse ipertosse
continui sbagli
negli autunni di neve
del mio organismo.
Vani i ripari letterari
negli alberghi di mare.
Il dottore, " il grande Marotta"
medico municipale
che trovava alI' esterno l'uguale
dell'interno, "e quello è stato",
assioma che va volando,
disse alla sognatrice che lei
m'aveva salvato.
Così con quella frase roca
ancora carica di civici
                               proclami,
lasciai il verde positivismo
                               per la psicanalisi.
Senza saper nuotare nell'orina.

(da "Dagherrotipo" 1978)
 

4. Migrò
 

Mi son detto arrivando più avanti
d'ogni confine visto o sentito
s'io cado il mondo non s'alza
né ha avuto pietà coi padri ma piombo
ha dato marcandoli sui fronti.
Se si accende la miccia mi riverso
con il sangue sparso in ogni dove
finendo i giorni senza figli e onore.
Qui bisogna capire il meccanismo
come fa il sole quando al tramonto
chiude il braciere, non farsi
seghe con le canottiere abusando
che intorno non c'è e ombra di lei,
capire il vivo stato della condizione
                                              fasulla
e uscire all'aria come i delfini
fingendo pure di capire il nulla.

(da "Dagherrotipo" 1978)

5. Mappa

Più a sud del sud c'è sud
sud e sud, tanto sud che
ancora a sud non c'è che sud
a perdita d'occhio sud
all'infinito sud,
solo alla fine dei sud,
si fa solo per dire,
c'è l'ultimo sud,
il sud più sud che mai
il sud-sud, il suddissimo,
poi c'è il Sud-Africa.

(da "Apparizioni" 1989)
 

6. A chi

A chi giova se giova
l' esistenza del covo?
Cui prodest? A chi prude
il gioco rude?
Chi omette se omette
per quali vie si mette?
Chi ha omesso l'ha ammesso
e non concesso.
Niente è incerto quanto incerto
il disegno che si profila
serve all' uopo
non si vede il raggiro far luce
senza scopo?

(da "Monumentànee" 1992)
 

7. Exibition

Saddames et monsieurs
c' est la guerre terrimistificante
fatta alla videogame parterre
d'armi alla vetroresina
di missili espropriati
di rampe semoventi, prendimi
se ti riesce, di bunker... fuochino... fuochino
acqua acqua acquona,
di colori postmoderni
dei tracciati esplodenti
con qualche ricordo di Warhol,
ma anche di doppia morte e tripla
morti di paura di strazio
delusione morti dinnanzi
alle proprie televisioni.
E Dio sa se il petrolio
è l'oppio dei popoli
ora che il suo consumo
brucia in consumazione.

(da "Monumentànee" 1992)
 

8. Delitto di signore
 

L'astio doveva essere antico,
autentico ottocento,
perché usarono tutte le armi esponibili,
le più sofisticate da credenza.
Dolores sparò la sua argenteria
a cui rispose Conchita con cristalleria di Boemia
la prima oppose i mobili Fogliano bleu
la seconda cacciò i legni di Cantù,
l'una un gatto soriano
l'altra un tappeto persiano,
un tavolo stile impero
contro un altro di marmo nero,
un brillante di rosa canina
contro un topazio acqua marina.
Uno scioccaglio per il tuppo
due cascie nuove, una d'apeto, l'altra di chiuppo.
Uno stipo con l'armiero, uno sproviero di tela ordinaria
un corpetto di dobletto
quattro fazzolettj ricamati pel petto
due filze di corallo
tre sopralacce di percallo
un avantisino di fiandina
un giuppone di donna di saia scarlattina
una boffetta nova l'altra come si trova...
(continua)

(da "Monumentànee" 1992)
 

9. L'assassino

Testimonierò che il mio assassino
era di aspetto gentile, garbato
anche nei modi di colpire, democratico
nell'infierire a caso, senza privilegiare
punti del corpo particolari,
non ci potrei giurare
ma massacrandomi col machete
recitava Foscolo dei Sepolcri
e sul punto di recidermi la carotide
mostrò un occhio blando
d'antiche tenerezze frustrate
sì da mettermi in pace
ed accettar la sorte d'una follia
discesa per vie di povertà peregrine
c'hanno tenuto fino all'ultimo
intatta la bontà dell'omo..

(da "Monumentànee" 1992)
 

10. Le parole
 

Ormai molte parole sono per sé, sole,
in forma di foglia frale, disossate
con ingordigia lalica da vecchi palabratori...
Ecco le parole, signore e signori,
dopo tanto tempo, schiacciate
tremar al vento, disincantate,
origami senza convento,
d'ogni peso lavate d'ogni orgoglio,
fate parlare il pastore,
con le parole alla brace
sentirete il tuono,
un boato se parla l'avvocato,
parlava l'innamorato girando
e rigirando parole allo spiedo
che infiammavano il bel viso,
lei aveva sempre l'ultima parola
la parola di scorta
che, sacra, portava alle labbra.
Le parole evocavano il vero
se si diceva mister c'era il mistero.

(da "Monumentànee" 1992)


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