VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Angelo Rendo

   
La voce scopre sempre semplici soste
Raspa spasima annaspa
Per scale di vino
Certo che certo che non so
Nelle eminenze grigie del sonno
L'ancoraggio di un alto raggio
Un dito segnato di rumori
Dalle rovine intravvidi
Se mi muove
Varie



La voce scopre sempre semplici soste

La voce scopre sempre semplici soste
salendo su pertiche di fortuna,
scompiglia la fierezzadell'aria
nasconde misere impurità;
e s'impone la voce come croce
prova di concupiscenze sterili
e s'avanza aulica,
scandisce turbinose verità.

Raspa spasima annaspa

Raspa spasima annaspa
fammi i piedi falciare.

Per scale di vino

Per scale di vino
             assenzio,
di nevrosi lunare
sghembo sale
l'umido nervo
curvando in assenza
di lei del cervo
le corna cercando
un punto rotto
di acque e sudori:
chh spiegarsi non sa
l'inetta attitudine
ai queruli fervori.

Certo che certo che non so

Certo che certo che non so
quale gesto erto ti si faccia
certo che sl, ti certifico
l'assenza certa,
cetra senza sono.

Nelle eminenze grigie del sonno

Nelle eminenze grigie del sonno
nei solchi magici slinfossa
la preda di secoli bui
per vista lontana d'altrui
segni burrasche sui muri
insegni leziose goffaggini
ai duri puri d'umori
coi cuori scaltriti
le insegne alle mani vacanti
negli scalpiti ossuti le scapole
scappano donne perdenti
giallastre misure di vani
tentativi di morte seduta
sul capo che danza e s'infila
denuda la gamba se nota
che l'ugola incanta
la voce che stridula segue
la selce piegata alle dita.
Rinfocolo, io savio(?), la pelle
di tendini mere stampelle
e ingozzo una scure
che scura s'aggira ingerenza
deposta su palpiti in fiore.

L'ancoraggio di un alto raggio

L'ancoraggio di un alto raggio
cascante da cime semantiche,
senza antico nel corpo
ho un morbo, frate, fraude
t'appigli; sgonfio il dimesso
acquitrino di trine ternarie.

Un dito segnato di rumori

Un dito segnato di rumori,
un orecchio in attesa,
un occhio sbarrato,
due mani:un'unghia
in carne.

Dalle rovine intravvidi

Dalle rovine intravvidi
serpe biascicante
la mano di Giove
schiacciava.

Se mi muove

Se mi muove
l'eburneo furore,
m'affogano i denti
in bocca sciogliendosi
lacrime d'avorio.

Varie

I
Ho liturgie d'imberbi apocalissi:

fiori marcescenti, labbra serrate,
retine, solide mucose
fibra mal sedate.
Ho spiriti e liquori
amari e favori.

II
Impiastricciato  al muro

zanzara semiflessa,
scoglio ripido del cielo.

III
L'ombra rorida

albeggia:
e chi, seduto
s'una seggiola ride
ha in sh viola grida.

IV
Tacitamente sbeffeggiando

godo il malefizio,

uovo sodo nella gola;

e la solare intemperanza stride

con la tenue marea delle mie coste.


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