1.
Estuazione
2.
Dolmen: Tre morti
3.
Nel giardino del fiordo
4.
Poiesi della morte
5.
Alibi
6.
Ricorsi
7.
Oggi
8.
La fredda comparsa del limite
1.
Estuazione
Il Silenzio
1°
Atto
Esile
Sfugge
Sommessa
Tra le
trame ricamate di un drappo
Che sventola
solitario ed ozioso
Ciò
che prima sembrava esserci
È
la carne al fuoco dei rododendri
Rossa
Palpitante
Spaziosa
Come un
fiocco natalizio
È
la felicità
Il ricordo
più straziante
2°
Atto
Lasciami
qui tra la sabbia
Scura
Ed il mare
Bianco
Obbedisci
La Mutazione
Tu gridi
forte troppo forte gridi Tu
Speculare
Vestigia
Ed ora
Il Dolore
tuo
Si trasforma
in Menzogna
2.
Dolmen: Tre morti
Scivola
come fiele inzaccherato
Lungo i
tuoi fianchi
Putrescenza
da tempo agoniata
Sorregge
un intelletto devastato
Seppellisco
la lesione
La sinaptica
giunzione
Che dispone
ogni mia
Finzione
Una veste
nera dimostra virilità
Candela
lungo la pietra
Essa mi
conduce al tuo stolto sepolcro
Sebbene
Il tuo
essere non mi stia più bene
Folgorante luce
Stopposa
Filigranata con le tenebre
Sbarre ai luoghi comuni
Spilli negli occhi dei coloni
3.
Nel giardino del fiordo
Non gettavi
ombre
Come cattivi
pensieri
E non la
forza
Di una
frana
Usavi poi
con parsimonia
Né
curavi fiori
E canne
di bambù
Nella selva
Nel giardino
del fiordo
L’acqua
è seta
Ristoratrice
Nel giardino
del fiordo
Nessun
ormeggio
Mai è
necessario
Nel giardino
del fiordo
Il lamento
fu l’anticamera
Del ricordo
Che tutto
proceda normalmente
Non scivola
su ghiacci
Come sottane
strappate
E non porta
presenti
Come santi
sciupati o sbiaditi
Né
passeggeri
Come fardelli
appesantiti
Dall’ozio
Nel giardino
del fiordo
Il limite
è dettato
Dal ritardo
Nel giardino
del fiordo
Ammainate
le vele
Ricamate
d’ocra !
Calpestate
gli orpelli
E quei
bianchi sigilli !
Essi
Stanchi
vessilli
Che han
perduto
L’araldo
4.
Poiesi della morte
Un tonfo
Il rumore
sordo di ciò che muore
Trapassato
dall’eredità Veggente
Ho sporcato
con i segni
Le parole
che ho mutato
Ho provato
poi
Come
alchimista
teutonico
La fredda
poiesi
Cavità
sotterranea a sviluppo
Prevalentemente
Orizzontale
Grottesco
accorgersi poi del
Verticale
Un titolo
Che
prometteva
promesse
Che
Come un
metallofono
Scomponeva
Rumori
Esalando
iracondo
L’ultimo
suo
Profondo
Respiro
5.
Alibi
Affinché
L’infinita
calunnia
Non sia
Stridore
Travasando
Con leggerezza
Incrinature
nostalgiche
Di remore
psichiche
Non ho
saputo
Scegliere
Tra l’amabile
Arte
Del perdersi
E quella
Del ritrovarsi
Né
fuggire
Con
Celerità
romantica
L’espiazione
falsa
6.
Ricorsi
L’ispirazione
Violacea
Livida
Come scaturita
Da vulcani
Ricorre
Ad estreme
raffinatezze
Stilistiche
Le forme
assumono forme
Laggiù
Nell’angolo
buio
Ove
più
facile è
Trovare
muffa
Più
colloquiale
È
L’anima
nostra
Con se
stessa
E
Non è
Altro da
sé
7.
Oggi
Un quadro
Striato
di verde
Una damigiana
Non piena
Il muro
bianco
Tutto d’intorno
Colori
d’ebano
Ambrati
d’ombra
Soffio
D’aria
frizzante
Rumori
ferrosi
Situati
Nella Memoria
Presente
Accarezzato
da una brezza
Imminente
Non tollero
Le porte
chiuse
Oggi
8.
La fredda comparsa del limite
Non esiste
Almeno
per me
Situazione
più breve dell’Essenza
Le
apparizioni
sue
Fugaci
Troppo
tempo per rincorrerle o accedervi
Sono ebbro
oggi
Troppo
Ebbro del dolore
E mi
crogiuolo
nel suo spessore
Mi affatica
rinsanire d’altronde
Versa
Il sidro
della tracotanza
Ostia
Martoriata
dalla fioca desueta maldicenza
Qui sono
le radici
Ma qui
sono anche i rami