VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo




Sans passion il n'y a pas d'art

Calamus
Almanacco di poesia



Daniele Medici

 
Maree dell'Io, la poesia di Daniele Medici
di Erminia Passannanti

AT.
Canto di  periferia
Febbraio 
In bilico
Onde Placide
Cinghiale
Oltre il tuo viso
 
 

AT. 

Come sei bella. 
Con le tue nebbie azzurrine 
il tuo buio d’arancio 
che lavora 
i tuoi fiumi 
viaggi lontani 
le tue valli 
d’agnelli docili 
e rosso-codati 
cavalli 
le tue fosse 
cadute da cui riemergi 
le tue piante verdi 
il tuo rivo Calore 
i tuoi semi di sale 
le zolle scure 
macchie sulla pelle 
le spighe d’orzo 
dei desideri. 

Tu sei la terra. 
Fossi il mare che ti abbraccia 
la luna che ti guarda 
il sole che ti scalda. 
Come sei bella. 
Così imperfetta. 
Così imperfetta 
da poterti 
amare.
 
 

Canto di periferia

Ed ora ascoltate con me 
questo dolcissimo canto 
che proviene 
da remote vastità 
vicoli lontani 
spersi nei meandri bui 
di periferia. 

Note malinconiche 
una voce di donna 
diffonde nella notte 
l’eco di un’infelicità 
senza luogo 
senza tempo un po’ più lontano 
il rumore del mare. 

Questa voce giunge di là 
da quel vicolo buio di periferia 
dove oltre una siepe 
brilla solitaria una luce 
e una puttana 
per attirare i clienti 
suona il piano.
 

Febbraio 

Le onde che passano 
si portano velieri 
bottiglie perdute 
asciugano in spiaggia 
il sole invernale 
fa reti di sabbia. 

Non c’e' nessuno più con te 
il cuore che batte 
a fatica 
ti senti quasi cattivo 
e guardi lontano 
il mare buono 
 il mare dolce amaro 
il mare calmo. 

Panni bianchi sulla veranda 
screpolata e gialla 
che affaccia il mare 
vorresti esser lì 
a guardar meglio 
le onde 
che portano i velieri 
rotolano le bottiglie 
vanno e passano la riva umida.
 
 

In bilico

E' come un bimbo
che ama il mare
ha più di trent'anni ormai
e seduto sulla sponda
tira ancora sassi
dentro l'oceano
e gli chiede "chi sei? Chi sei?"
chi sono? dove sono?
e il mare gli risponde 
la voce delle onde.

E' come Colombo
ama i gabbiani
e sogna una barca d'oro
che navighi solcando
mari scintillanti
eccolo al timone tutto solo
aprire le nari
e con gli occhi infiniti cercare
isole vergini
da fecondare.

E' come uomo
col cuore gonfio
e il ventre deluso
una strada d'asfalto gli scorre alle spalle
una strada da oltre trent'anni gli grida:
"basta! dentro!
via polvere e deserto!"
ricordi le voci?
ricordi i colori?
spezzar le catene
a costo di dolori.

Adesso si alza
raccoglie la giacca malandata
poi rimane in piedi sospeso
in bilico tra la strada e il mare.
 

Onde Placide
 

Onde placide
distese voluttuose
nel silenzio della risacca

un sole rosa
ormai non c'e' più
lontano
lontano
una voce

e io mi sciolgo in quest'essenza
mi perdo nel leggero nulla

che la stanchezza mi culla.
 
 

Cinghiale

Un cinghiale
s'aggira
tra le siepi
in cerca di Teresa

un cinghiale
si cinghia
tra nevi
in cerca di Teresa

un cinghiale
e' la mia anima
il mio folle  desiderio
furioso
per la cerca
di Teresa

Un giorno quel cinghiale
ti troverà
ti annuserà
ti prenderà sul groppone
portandoti a me
trasformandomi
in daino gentile.
 

Oltre il tuo viso

Oltre il tuo viso
i lunghi silenzi
gli inganni, le disillusioni
non c'e' niente, non c'e' nulla?

E' acqua amara la fonte
a furia di berne ne siamo amareggiati
e camminiamo, camminiamo
un'intera umanità in cammino
occhi fissi e passi stanchi
senza mai fermarci.

Passano come lampi
labbra di corallo
verdi prati
capelli di grano
l'aprile dei campi.

E il mare ondeggia lontano.



Maree dell'Io, la poesia di Daniele Medici
 di Erminia Passannanti

Daniele Medici e' stato un poeta di rara ispirazione lirica. In un'epoca come la nostra svuotata di significato e spessore, la sua tensione a mantenere una relazione intima e originaria con i fenomeni del mondo naturale, come i tramonti ad ovest dietro il profilo buio della costa amalfitana, le maree, le nebbie, il crepuscolo delle sere settembrine,  appare struggente e insieme disperata, come segnata da una irrimediabile malinconia. Egli non è solo poeta della solitudine esistenziale: piuttosto un idealsita che insegue, nella scrittura come nel reale, una riconciliazione possibile con l’universo degli altri, soprattutto quello distante, muto e impenetrabile della donna amata, ammirata con toni elegiaci di tipo petrarchesco, e informati di una poetica, tutta moderna, del difetto: “Come sei bella (…) così imperfetta/ da poterti/ amare” (A Teresa). Dotato, inoltre, di una sincera pulsione a trascendere l’Io e a portarsi , con visioni limpide, quasi cristalline, oltre il proprio orizzonte verso quello dell’ “altro da sé” , Daniele Medici ha composto versi densi di immagini solari di grande energia, che dilatano il dato biografico verso significati più generosi e universali, come nella penultima stanza e nel commiato della poesia “Gabbiani” (Maree, 200) che recita:

Gabbiani
Per me voi siete
Le camice bianche della rivoluzione
Le bianche vele aperte all’orizzonte
Di un mondo antico e sempre nuovo

Che si rinnova
E poi si arresta
Prende il volo
E poi si ferma
Lungo una linea dritta e lunga
Come il vostro becco lunghe fa crr-à.

Chi ha conosciuto Daniele Medici ha avuto l'esperienza di imbattersi un'anima poetica di assoluta compattezza e determinazione.   La vicenda grave e penosa di questo autore  si e' conclusa nell'estate del 2000 con il suicidio. Ci preme ricordarne la biografia quanto l’opera poiché si ritiene che le tematiche e il  valore stesso dei suoi testi  poetici siano strettamente connessi al vissuto mentale e affettivo che ne ha deciso la tragica sorte: alle brevi e  intense gioie della percezione lirica, all'immedesimazione acuta con il paesaggio urbano, all'idillio della sua relazione ininterrotta con il mare e le spiagge sconfinate del litorale salernitano  e al dolore della quotidiana lotta per la sopravvivenza.
I versi di Daniele Medici sembrano venire di lontano, simili all'eco di narrazioni mitiche, trasportando nel presente il corpo e la memoria di un eroe che ha smarrito la strada e si scopre irrimediabilmente perduto in una dimensione urbana che a stento riconosce e di cui tuttavia tenta una comprensione. Questa dimensione straniata e tuttavia intensamente lirica fanno dell'autore un poeta insieme moderno e antico. L'adozione di due forme distinte, quella epico-narrativa delle Libere poesie, caratterizzate da una vena autoironica d'ispirazione dadaista, in polemica contro l'establishment letterario e le istituzioni politiche della contemporaneità, e quella lirica, alla Neruda, di poesie come "Oltre il tuo viso" e "Sei svanita così", "Sera di settembre" indicano la versatilità di una  concezione materialista del mondo che non inibisce la magia dei fenomeni a cui assiste ne' quella semplice e profonda delle sue espressioni verbali, come recita la seconda stanza di "Oltre il tuo viso", (in Maree, Ripostes, 2000):

E' acqua amara la fonte
a furia di berne ne siamo amareggiati
e camminiamo, camminiamo
un'intera umanità in cammino
occhi fissi e passi stanchi
senza mai fermarci.

Ricche di enunciati interpellativi, una modalità personalissima del discorso di questo autore, le poesie di Daniele Medici hanno sempre dinanzi un interlocutore ideale, amico, amante o rivale, chiamato a condividere i processi e le intenzioni compositive. Le frequenti personificazioni di gabbiani, cinghiali e cavalli, a cui l’autore fa ricorso, popolano di protagonisti e interpreti alla Fedro il teatro narrativo delle Libere Poesie, presenze vive e parlanti con cui l’autore dialoga per elaborare un contenuto filosofico da attribuire al mondo. L’allegorismo dei testi in questione si pone come un sistema favolistico immanente atto a interpretare ciò che sembrerebbe, a tutti gli effetti, incomprensibile con il solo ausilio della ratio.
Per queste qualità umane e liriche, si spera che la sua opera trovi, con il tempo, un meritato posto nella storia della poesia del secondo Novecento. Ha pubblicato il poemetto Oste, la mia coste...  con la casa editrice Enchiridion, Mestre, 1993 e quattro raccolte di poesie, Nettuniana, (Ripostes, Salerno-Roma, 1987), Volo di gabbiano ferito (Enchiridion, Mestre 1995), e Libere Poesie, (Salerno, 1996). Con la casa editrice Ripostes, e' stata pubblicata postuma  la raccolta di liriche Maree, 2000. Vissuto a Salerno, si e' laureato in Sociologia presso la cattedra di Lettere e Filosofia della stessa città.

Si ringrazia la casa editrice Ripostes (Salerno) nella persona di Alessandro Tesauro per le poesie qui pubblicate.


Home