VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Massimiliano Martines

   
I poeti non ridono
Preghiera del ciclo
Anime
Avvistamenti
Idealmente continua la marcia
Storia della scarpe
Amore mondiale
Fuga 2
Moto sweet moto




I poeti non ridono

I poeti non ridono, ma
si cavano di bocca i denti,
esultano e si masturbano
nella forma i poeti scordano
il cuore, la chimera che io, poeta,
chiamo persona e amo la persona
coi denti in bocca, colla barba fatta,
amo la persona con la forma
della persona che ci tiene a se'
alla forma del mondo, ma
i poeti si chiamano colla consonante
grossa e poi si lasciano perdere
i denti dalla bocca, santa bocca!
che mangia, che gusta, che bacia
e che rigira la lingua sulla parola
sulla lingua di un'altra persona,
ma non mi viene mai di credere
al poeta colla consonante grossa,
forse solo alla medietà di una ragazza
stesa nel letto della sua stanza
che ascolta musica e langue.
     Sulle tue labbra sovente un riso
che moribondo assecondo percorrendo
il mondo: di già! il… -

Preghiera del ciclo

(ripetere almeno tre volte a ritmo incalzante)
m’imbocchi di cielo
mi sciogli il ghiacciolo sulla lingua
m’insuffli dai buchi il calore
mi fai vibrare duro
     ci dai dentro!

Anime

Sono handicappato e
volo nella congiunzione
sono il cielo azzurro azzurro
e sono quando sono
vortice nel mondo e costruzione
sono quanto sono
due/tre parole…
assente giustificato sono
inchiostro, sole sono
traliccio, paesaggio sono
e sono azzurro sono
e notte sono notte
passaggio in velocità, sosta sono
occhi e riposo sono
fica di bimbetta e
uccellino sono civetta
treno in ga- eh ah -
galleria sono turbine
e vetro nella scarpa
colbacco e luna
e volo in congiunzione
per quanto sono
tempo attimo tempo sono
il sole sempre io voglio
il ragazzetto che sono
io moto sulla strada
velocità e sosta e volo
chiaramente azzurro
sono l'occhio guercio di una vecchia
la mano di un atrofizzato
il guanto di un anfibio
l'orizzonte che miro e rimiro
lì nel punto ermo dell'infinito
e sono pure l'infinito
un gigante, un vero demiurgo
uno sputo di poesia
io sono un cesto e un incesto
un contadino sono che va alla terra
un cantante sono: una rockstar
io sono la coppa UEFA
il nulla io chiamo a riposo
e stanchezza cum dolore siamo
un alito sensibile, il senso del vivere
siamo semenza di azzurro, di sole
di congiunzione e assenze siamo
ideologie siamo senza
siamo quanto siamo…
vita brulichiamo

Avvistamenti

avvistamenti al confine
dove s'appressa il mare
 
un esercito compatto turbinava
come sospinto da un forte vento
da una corrente d'aria che iva
dirottando ad Est.
Un tempo guardavo da qui
da un erto presso cui tuttora
                                                                          sono
e non vedevo che il mio naso africano
e non badavo che al mio gramo caso
"Popolo…!…Popolo…"
mi ha risposto il Popolo?
Ad Est non si fanno chiamare
con nome e cognome, ma
marciano a bestia, si
muovono in colonne d'aria
arrivano all'erto presso cui sono
                                                                         tuttora
con movimenti impercettibili accostano
speronano le terre abitate, martoriate
da un morbo di nome conosciuto
                                                                          come
la gente deve [!] morire per mano di questo
esercito?, la gente ha [.] gli occhi con le piaghe
la gente ha [.] le mosche in circolo libero sul
piede, la gente deve [!] morire per non sentire
il peso di un'esistenza fluttuante, il tumultuoso
esercito può ora compiere il casto assassinio
                                                                     l'olocausto
gli appartenenti sono di casta eletta: nessuno
abbia vergogna di se stesso, la marcia è
sacra, violenta e non cruccia il sangue
tutto è in fare, inorgoglisca l'opera suprema
                                                                   del demiurgo
del vero artista, si scolpisca un nuovo Popolo.
Mi s'infittisce un dilemma sulla natura animale
                                                                             ?
 

Idealmente continua la marcia

idealmente continua la marcia
troppo stanco per il cielo troppo
stanco per il …
e se fosse
                                   una stella
                                                                       cometa?

ragazzi dell'esercito provate a chiudere gli occhi
a saltare il passaggio che vi rende uomini adulti
fate come il tuffatore che supera con coraggio
la distanza che lo separa dall'acqua e salta e sal-
ta, ragazzi dell'esercito provate d'aprire gli occhi
e saltare il passaggio che vi rende uomini ultimi
e non abbiate paura del mare mosso e delle punte
degli scogli e dei tentacoli cui si può incappare
fate come il sole che si butta nel mare e resta in
superficie se l'acqua è agitata, ragazzi fate fate
come il mare che sale al sole con onde assassine.
 

Storia della scarpe

che non va bene che
camminavo e presentavo le mie scarpe
mi sentivo forte con le mie scarpe nuove
e pestavo il marciapiede, i suoi quadrati
e pensavo che camminavo con le scarpe nuove
che le avevo comprate
che volevo comprare tutto
ma era un istante che bastava
avere le scarpe nuove
ero felice per strada, tra le case
mi dovevano guardare tutti
non ero bello, ma ero felice
avreste dovuto vedere: la mia pelle
NUOVA!
che anche la mamma era contenta
e premurosa per la spesa sostenuta
era per lei che camminavo nel pulito
della strada, che non andava bene che
però su me si contava!
che la mamma aveva gli occhi sensibili
e le veniva facile il pianto
e io quando la penso, la penso con le spalle
curve e la testa un po’ giù
e le penso il concavo sotto agli occhi
che non vorrei più tenebroso
e quando lo penso non vorrei più niente
niente di riso o di sesso o di altri a cui pensare
niente più niente da comprare.
fame di nulla al Mondo
solo, guardare
di solo stare
andare al capestro dell’oblio
alla discordanza
fingersi tutto
smussare gli spigoli
per poi?
scendere dall’abitacolo
sputacchiare, forte
dividersi dal dispendio forsennato
lasciare questo a chi se lo merita
avere in sensibile
fare come il cane,
sbattersi al guinzaglio!
la storia delle scarpe,
un mio potere.

Amore mondiale

voglio un amore mondiale, premolecolare
voglio un amore universale, più che mondiale
per un amore col sole e col mare, col centro del cuore
credo nell’io onnipotente
distruttore del cielo e della terra
credo nell’io onnipotente e distruttore
nell’io operaio e servile dell’arte e dell’amore
per l’amor dell’arte io credo infelicità
tristezza d’occhi e traguardi credo
voglio un amore mondiale, primordiale
voglio il mio giovane amore slavocroato
voglio un amore semplice complicato
per un amore col grattacapo, di largo respiro
un amore europeo, occidentale, nucleare
principale amore elementare, transmolecolare
credo nell’amore onnipotente
pulsante in cielo e in terra
pulsante nel fuoco e nel mare
credo nell’operaio agitatore
credo nell’amore onnipotente e impulsivo
in molte cose credo e amo nel principio

Fuga 2

Moto uuuuhhhh-
-moto
il lucido della moto
mi smembra l'occhio
e il sentimento
il corricorri ch'é una tregua
moto uuuuhhhh-
-moto
detto fatto salito
fatto pazzo
ma ho avuto
oracolo di mamma e papà
al rischio di moto
arrischio e non contengo
non sento e altro non posso
sfrego cazzo sulla moto
con uuuuhhhh-
-con sul serbatoio
dove schiuma la benzina
dentro la moto uuuuhhhh-
-dentro la moto col grasso
moto uuuuhhhh
in moto all'invietato
al vento nei capelli e sugli occhiali
che metto alla mia moto
moto di sfinimento
rombo di nervi ch'io sono,
mi sento uuuuhhhh
con lacrime del vento
e di poco conto
uuuuhhhh di rombo e di sfogo
di uuuuhhhh nervi
di corse in via di fuga
di fuecu sulle strade
di strani tarli che uh-oh
moto occhio in moto
archetto di corpo sulla moto
no-penso in moto
no libro no
no casa no
no cuore no
solo corsa in rabbia
in moto perpetuo di solo moto
si moto si-
uuuuhhhh-si
scopo moto, struscio moto
in sua ultima decisione
in schianto, in strano
desiderio di schianto
aprimi -in desiderio-
un pertugio, una ferita
una zona molto sensibile
per l'Amor di Dio
con cicatrici uuuuhhhh-
in moto con...con cicatrici!

Moto alla notte sull'asfalto
in rettilineo viale alberato
in-verso mite ombra sepolcrale.

Moto sweet moto

Era lui alla guida, io mi stringevo con le braccia ai suoi fianchi come la sciarpa al suo collo, come una giovane amante d’altri tempi. Lo stringevo pei fianchi e sentivo il mio petto aderire la sua schiena, poggiavo la testa prima sulla destra e poi sulla spalla sinistra. Lui guidava come un giovane calabrone che sbrodola un tragitto d’aria dove l’importante è ANDARE. Sfilava di lato il rullo stradale ed io mi lasciavo portare col suo odore di maschio latino che gli rubavo dal collo, non ce la facevo a non respirare.
Il rombo della moto era come sale e mi scioglieva gli occhi e il cuore, ma non dicevo niente, mi lasciavo portare muta, non avevo parole con cui dire "Grazie!, Grazie!".
Non sapevo chi santo ringraziare.
Perdevo le dita tra asole e bottoni del suo giacchetto, strofinavo le guance, stringevo le mie anche alle sue, gli rubavo l’odore: io non mi posso dimenticare!
r l ll gd, m strngv cn l brcc s fnch cm l scrp l s cll, cm n gvn mnt d’ltr tmp. L strngv p fnch sntv l m ptt drr l s schn, pggv l tst prm sll dstr p sll spll snstr. L gdv cm n gvn clbrn


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