VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Giovanna Frene

   
Rischiarato cielo della mia infanzia
Combustione dell’uauatonem
Dalla terrazza in cui vedevo il mondo
[ Dell’irradiazione ]


Rischiarato cielo della mia infanzia

Rischiarato cielo della mia infanzia
a te rendo defunzione e sepoltura. Sotto queste mura
inermi vago la notte fantasma fra i fantasmi. Essendo
che il principio di tutto è la fine di tutto, essendo io
se non sillaba o bagliore improvviso nella stanza degli
oggetti, essendo di terra la passione e le cose di fuoco, essendo
io vivente o morente,                  date tregua,
o sensi, al mio intelletto, togliete dalla mia
visione l’estasi apparente, svestite la mia
memoria. Sia gloria la cielo celebrato della mia
infanzia, dove io, denudato spettro, sarò
sepolta, imbalsamato
il sesso, imbalsamata
la ragione.

Dalla raccolta Immagine di voce, Antonio Facchin Editore, 1999

Combustione dell’uauatonem

Manine dei poeti-bambini
manine dei poeti-neonati
manine dei poeti mai nati
manine dei poeti-divini

manine appese al cielo nero
manine sprofondate nel mare
manine intessute di bare
manine distese dal ventre vero

manine dei poeti-piccini
manine dei poeti-alati
manine dei poeti mai baciati
manine dei poeti-vicini

prendete la penna prima che secchi
prendete il foglio prima che bruci
prendete l’idea prima che fugga

prendete prendete le vostre manine
toccate il corpicino per poco vicino
toccate la testina per poco serena

prendete e toccate questa è la vostra
pioggia della penultima stagione
prima della combustione estrema

manine-cenere dei poeti-data
manine-niente dei poeti-venere
“datta dayadhvam damyata”

*uauatonem: bambino che dice ‘uaua’, in Quintiliano

Dalla terrazza in cui vedevo il mondo
ora che siamo giunti alla
stagione del freddo [una Trovatrice]

dalla terrazza in cui vedevo il mondo
vedevo accanto l’altro osservatorio vuoto
sporto verso l’ignoto dell’interrogazione

e le spalle conserte sul nostro destino s’immuravano
s’innervavano tese in desiderate supposizioni
presupponendo ramificazioni inesistenti

vedevo i soli intenti a raffrenare la corsa
di un tempo remoto che avanzava instabile
sulle bocche intrecciate in una morsa insanabile

era amore quello che derivava all’orizzonte
oltre il ponte di nubi
sull’estate del nostro sentimento ×

dalla terrazza in cui vedevo il mondo
ti ho vista partire avvolta in una nube
tolta al mio sentire dell’interrogazione

amorosa ti ho vista assente in cielo
evaporare in un deserto di mondi ignoti
tessuti sull’assenza da un telaio inesistente

ti ho vista intenta-assente nel tuo cammino
reclinato il desiderio nel giardino a piedi nudi
del mausoleo indiano della sposa insanabile ×

era amore quello che scivolava all’orizzonte
oltre il ponte di nuvole
sull’estate del nostro sentimento ×

dalla terrazza in cui vedevo il mondo
mi vedo ancora assisa alla tua destra
protesa nel silenzio dell’interrogazione

ora che a lungo siamo giunte
al freddo della stagione come temevamo
ora che il calore sembra inesistente

ti vedo ancora come l’adesso che vedevo allora
disfusa in un tempo di vento ignoto
malata di un sentimento insanabile ×

è solo amore quello che rimane
è solo amore quello che diviene ×

Dalla raccolta inedita Datità

[ Dell’irradiazione ]

luce della luce dei corpi senza luce
luce dell’essere dei corpi senza essere
essere del tempo dei corpi senza tempo
diversamente linguaggio ai bordi della parola
appena pronunciata sulla tela marginale contorno
lenta illuminata irradiazione di insufficienza ovale
evanescente scendi sul suo capo sul suo cranio opaco
come sentita nuova natura di uranio di cera
nella notte svanisce della sera il tuo crepuscolo di sasso
non a un passo dalla chiusa di soluzione
                                                 mortomorto senza assoluzione

Da Spostamento – Poemetto per la memoria, Lietocollelibri Editore, 2000


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