VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
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Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Arcangelo Esposito

   
La vita spesso è confusa
La notte si poggiò
La sera moriva
Ode alle tue mani
Ho aperto la finestra
Ho sognato di essere pioggia
E' lei che amo
Preghiera all'alba
Il letto era una prigione
Se io fossi uno scultore
A Camilla
Adesso
Haiku (portati da un corvo)
In treno
La donna della foresta
Questa stanza odora
Qualcuno ha visto un angelo
Sulle rive al mattino



La vita spesso è confusa

La vita spesso è confusa
si rifugia nei canali della notte
nei versi di una poesia
 - ma questa risiede in me? -
è nei tuoi occhi amore
sta a me prenderla
mentre come sangue 
scorre
come le tue mani 
sul mio corpo

La notte si poggiò

La notte si poggiò
Innamorata sul tuo corpo
La esplorai con delicatezza
Mi aspettavi in lacrime
Mentre, come noi,
la luna e la terra 
tornavano a fare l’amore 

La sera moriva

La sera moriva
Scendeva dai pendii
Delle  tue curve
Mi pungeva d’amarezza
Non mi va di raccogliere
La mia notte in versi
Si fa sentire questo freddo

Un giorno non mi vedrai più
fuggire di notte in notte
mi poserò sulle tue terre nude
 

Ode alle tue mani

C’è un angelo
che custodisce le mani
come un albero con le  foglie
come la terra con l’uva 
ed i suoi sapori delicati

l’ardore e la paura 
della  fiamma
come il giorno e la notte
dandogli vita e bellezza
accasciò il suo capo 
sulle tue 
sbalordito
come su terre misteriose

e così le posò 
sulle mie
 

Ho aperto la finestra

Ho aperto la finestra 
stamattina 
lasciando entrare il sole 
la luna
e tutto il mondo
li ho poggiati teneramente
come una madre
sulla scrivania nella destra

Mi sono seduto
cercando lo sguardo
lontano di Dio
aspettando che mi accarezzasse
o che mi schiaffeggiasse
con mano indurita dall’odio

Sopito nel mondo
come il corpo della luna 
nei banchi di sabbia

Mi sono svegliato
sentendo una voce
"Chiudi, sta piovendo" disse 

Sento il mare accarezzare
La terra sento
Le lacrime di una rosa 
Imprigionata dalla spine
Sento
La notte baciare il cielo
Sento
Le ali degli uccelli 
Bere da calici divini
Sento
Il mio cuore
Amare
sulle mie terre

Ho sognato di essere pioggia

Ho sognato
di essere pioggia
e di baciare il tuo corpo

Ho sognato
di essere il mare
e di abbracciarti
mentre eri stesa sulle rocce

ho sognato
di modellarti 
come porcellana 
sulla terra

ho sognato di amarti
di amarti
 

E' lei che amo

È lei che amo
Lei scolpita nel cuore
Della notte 
Nella tristezza dei miei
Occhi
Lei incisa nei legni del bosco
Aroma di terra goccia 
D’argento
Piuma di luna
Ecco la luna 
Coppa bianca d’amore
Beve lacrime
di folli innamorati
Oh donna impetuosa
Nelle tue  terre di perla
Assaggi le mie carni 
Crude

Piccola puttana 
di cristallo
tu m’illudi

Preghiera all'alba

Se la notte si risveglia 
Tra le lacrime dei gelsomini
E le membra ardono di dolore
Il sole tocca la terra vergine
Il respiro si addensa in nuvole 
- una rosa sboccia e muore 
tra le labbra della luna -
e le ali delle foglie calano
allora
i miei occhi toccano i tuoi
 

Il letto era una prigione
 

Il letto era una prigione 
Tramutata in spine
Una terra d’ottone
Sotto il cuscino
la fiamma della vita
una nuova creatura
la notte
si era impadronita di me
come una lacrima
che scende lenta fra le mie 
membra
per dare fuoco alla mia
anima impazzita
e lei tuonava
ma potevamo fuggire tutt’e due
come tribù di nuvole
nel cielo

e allora pensieri si affacciavano
e correvano su di me
come se fossi seduto
su una strada

Se io fossi uno scultore  

Se io fossi uno scultore 
Lascerei il tuo corpo 
così com’è
rannicchiato
come una mano bianca
un sole morente nelle 
sue terre
macchierei il tuo seno
con le mie mani
come le notti 
nelle mie stanze
giocherei con le linee
fragili del 
tuo corpo
scolpirei le tue terre
ne percorrerei ogni strada
filata d’argento

Se io fossi uno scultore
Lascerei
Le grazie nei tuoi marmi 
Delicati
Riposare
 

A Camilla

Donna ingenua
Vaso d’argento e d’argilla 
Dove custodisci il sentimento 
Della tua terra
Tu sei il mio
Orto
Dove nascondo 
Lo scrigno d’oro 
Delle mie ricchezze
 

Adesso

Adesso
Sono una pioggia morta
Che pende
Dalle tue ciglia 
Dai tuoi seni
Dal tuo corpo

Adesso
Sono un occhio
Che nascosto
Ti guarda

Adesso 
sono un carillon
che aspetta la tua mano
per cantare e vederti 
danzare

Adesso sono la tua stanza
Vuota 
Che triste 
Ti aspetta
 

Haiku (portati da un corvo)
 

Le parole sono
     Uomini senza 
   passi

le nuvole 
   le ceneri
   dei faggi

la luna
   una vecchia lampada ad olio
Arrugginita

Stasera
Mi rivedo
   Allo specchio

Ombra
Sentieri
La scala

Io
L'alba
 

In treno

Non so descrivere
Solamente assaggiai
Le terre 
Insieme a quel treno
E vidi
Piccole case 
Dimenticate
tra il sonno del bosco
Attraversando gallerie 
Lunghe e 
Corte
E vidi
La terra
Del nord
Unghia verde assetata
Del sudore dei suoi 
Contadini
E bambini  giocarci
Ed alberi nudi
Come gocce
Come i binari del treno
Ed entrati nella città
Vedemmo la terra guardarci 
Triste
Pensando al mostro
Che l’avrebbe presto divorata
Come quel treno sordo
La sua carne
 

La donna della foresta

Seguimmo le orme della pioggia
La ascoltammo danzare sui 
nostri corpi
ne  sentimmo l’odore lungo 
i sentieri della terra 
sui legni degli alberi
sulle nostri pelli

Quando la vidi 
Che giocava
In un lago lunare
I suoi capelli d’oro nero
I suoi occhi di bosco
La pioggia ci mostrava 
le tenerezze del suo corpo

danzava 
insieme 
alle tristezze del bosco

Vidi solo 
i suoi rami
posarsi sulla mia fronte
con dentro i sigilli 
del mio animo
 

Quando dormi
I tuoi occhi sono
Dolci sogni
Che la tua terra
Stringe
A sé

Ali di luce
Miele delle foglie
Campi di grano
Suoni di terra
Antiche sorgenti
Vele di seta

Nelle notti
Riconosco i tuoi
Abbracci
La tua mano che sale
Sulle mie coste
Sul mio petto

E stringo i tuoi petali 
Grigi 
Al mio freddo stelo
Prima 
Che il gelido battito
Delle tue ciglia
Ci spazzi via
 

Questa stanza odora

Questa stanza odora
Di legno
La scrivania d’abete
L’armadio la libreria
E tanti altri
Piccoli oggetti
Queste maschere oscure
Queste piccole sculture
Non conoscono
Il calore del sole
Ma riscaldate
Puzzano
Ancor più di legno

Io sono come loro
Un legno della mia stanza
Un violino
Lasciato lì 
Inusato
Come la bellezza di
Una donna

Qualcuno ha visto un angelo
(storia frettolosa di un’alba)

le nostre ombre
smarrite
ritornano alla vita
la notte affaticata si
porta la luna con sé
la città si alza
nel rumore di una cascata
il cielo affonda in un caffè
come i miei pensieri
le foglie urlano dal dolore
un uomo le porta via 
lontano
lontano da noi
 

Sulle rive al mattino

Sulle rive al mattino 
Tornavano i pescatori
Sciogliendo le reti
Come incantatori i loro serpenti
Tornavano
Maledicendo
Quelle onde donne ribelli
Sugli scogli
Stringevano nei loro occhi
Le tristezze del mare
Come i soprani stringono 
le loro voci
tra quell’odore di pesce
e di sale
vidi le mani di un pescatore
così grandi
così abili
e pensai a quelle di mio padre
miniere di roccia
custodi del lavoro
e della bontà
della sua terra
.


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