VICO ACITILLO 124 - POETRY WAVE
Electronic Center of Arts

Direttore: Emilio Piccolo


Sans passion il n'y a pas d'art


Calamus
Almanacco di poesia


Prisco De Vivo

   
Attesa
Metamorfosi
Nel corpo della sofferenza
Vernissage
Santa follia
Fiorenza
Corpo Celeste
Quale passaggio spirituale



Attesa

Occhio stan
co  e allargato

  viscida concentrazione

Azzurro sbiadito   madonnina
  di gesso e fra alberi
  scarni e malati.

  Grigie sono le pareti
  intorno ad una
  scandalosa dimora

(tempio scellerato del patire).
 

Non oso più guardare nella
voragine  del mio occhio
che si ferma
pesante sulla ruggine
e i liquami del
tombino.

E fredda: l’ora
 l’attesa   i colori
  Il respiro.

Metamorfosi
a Kafka

Il mio occhio perverso amplifica i sensi

    come il fondo del
      suono
    di un piano.

I miei pensieri si disegnano
   filiformi e lenti
   negli occhi verdi
    di una santa.
 

Non sento in bocca il sapore della ciliegia
 Guardo con nostalgia
 questo mio corpo consunto
     e fragile

che germoglia rami e foglie di sale.

Nel corpo della sofferenza

Nell’ardore mistico
Una profonda ferita apertaci alle costole
                       Non ci distrae dall’universo
Nel desiderio di bruciare lontano
      Con aggraziate sirene
Siamo disposti a tutto
           A cadere nell’eclissi
           Nel lungo sonno di EMPEDOCLE

   Da quaggiù
Quanto può valere agli Dei

    IL MIO PIANTO
 IL MIO LAMENTO

Da anni come   novello sposo
   Abbraccio il dolore

Silenzioso con scarpe di pane
Mi ritrovo quasi sempre
 

A passeggiare              “nel corpo della sofferenza”


Vernissage

Angeli
Poeti
Sarti
Dentisti
Adulatori

Dal vetro          una pittura scialba
Scivola sulla tegola
Delle vostre facce

Visioni perpendicolari    all’occhio

Teorie che finiscono
In passeggiate funamboliche

La notte mi riporta a un pensiero ROTTO

Nelle sue         ossa consumato


Santa follia

Uno sputo consunto
      Mi fa specchiare
Sulla verde erba

IL TUO FIATO
                 NON APPANNA I VETRI

 Ispida lingua
Bagnami ancora la nuca

Fammi inginocchiare
            Alla    SANTA FOLLIA

            Abbraccia questi stracci
 Venera queste scarpe
                                    Di vagabondo

Lascia cadere 
Quei trenta centesimi

Nella ruga     del tuo  Divino  Manicomio.

Fiorenza

TU grazioso corpo
TU vestitino di seta

TU faccia arata
             TU delfino ferito

   Allontana
              Questa bocca

Che stride all’infinito
 

                    Scordati di me
                                   di te

delle tue ruvide mani

che in un lampo di radice

               divennero

             LUCE DI SANGUE

Corpo Celeste

In novembre mi hai detto
                        “che dopo…..c’è
                          solo Bianca Luce
                                      null’altro”.

Ho bevuto con te
          Il vino dell’infermeria
 

                         Dal LETTO
             Ho guardato

 Il riflesso di un        corpo celeste 

 

Quale passaggio spirituale

Quale passaggio spirituale
          Ci agevola le paure? 

 Sulle scale

 Ti vedevo ALATA

             Svenire

Io rinascevo

                    Sulle tue cosce
                    Senza capire
 Il perché.


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